Chitarrista di Ascension e Sharky Sharky, compositore e produttore: Fraser Edwards è tutte queste cose. Personalità poliedrica e sempre impegnatissima, il Nostro ha debuttato lo scorso 22 novembre con l’album “I Am God“, gestendo in autonomia composizioni e pubblicazione.
Il disco ci viene presentato come la miscela dei diversi stili che Edwards ha perfezionato nel corso degli anni, con particolare attenzione alle melodie e all’incisività delle linee vocali. Tipicamente caratterizzata come Pop Metal, la musica di Edwards è un concentrato di stravagante energia con solide radici nel Power Metal classico (vedi Sonata Arctica, Stratovarius, etc.).
Questo “I Am God” si propone con due anime distinte. La prima parte, infatti, contiene una musica che si potrebbe facilmente associare alle sigle degli anime giapponesi, con ritmiche in levare e tonalità molto aperte e brillanti. La seconda parte, invece, è meno giocosa e più orientata sullo Speed Power classico. A fare da filo conduttore sono i vari momenti di shredding, il più delle volte ben amalgamati con il resto delle partiture. A livello vocale abbiamo una buona prestazione generale, seppure non manchino episodi in cui si sente chiaramente lo sforzo del vocalist Pellek per arrivare alle note più alte, come nella opener “Alone“.
Nonostante tutti i buoni proposti, la tecnica e la velocità, devo comunque ammettere che il disco mi è risultato altamente indigesto al primo ascolto, guadagnando qualcosa negli ascolti successivi (ma solo perché le orecchie si sono abituate ai ritmi dei pezzi più allegri). Edwards infatti è riuscito nella non facile impresa di far sembrare lunghi pezzi brevi (“Custom Build” segna appena i 2 minuti e 19 secondi) e la colpa è soprattutto di un fattore: le tracce di “I Am God” sono più ripetitive dell’eterno ritorno di Nietzsche. L’ascoltatore, novello superuomo, le accetta – se le accetta – per sfinimento.
Difficile trovare un brano definibile come “migliore”, anche se si può dire che la parte del disco più cartoonesca è quella forse più interessante, cito per esempio “12 Variations (On Nyan Cat) Pt 1 – Edward Snowden“. Tra le canzoni più tradizionali la titletrack “I Am God” e “Geography of Time” sono pezzi discreti ma davvero troppo scontati. La conclusione è che questo album di Fraser Edwards può forse piacere a chi non è solito frequentare le velocità dello Speed Power, mentre crea qualche problemino a chi bazzica nel genere. Dovendo fare una comparazione, Edwards non è riuscito in ciò in cui sono riusciti i Freedom Call, ovvero a proporre un Power Metal rinnovato il minimo indispensabile per attrarre l’attenzione.