Correva il mese di gennaio 2007 quando i Destruction pubblicarono “Thrash Anthems”, nel quale erano presenti diverse tracce inizialmente presenti per i primi lavori dei tedeschi, riregistrate con una qualità che vede i dovuti miglioramenti.
Son passati dieci anni ed è l’ora di “Thrash Anthems II“, che segue le orme del precedente. La motivazione nella scelta di riproporre determinati brani in una versione più curata e coerente col loro valore è semplice: quando essi sono stati scritti e registrati le tecnologie a disposizione erano incomparabili con le attuali e il risultato ne risentiva.
Le canzoni pubblicate in questa produzione sono prese dall’EP “Sentence of Death” (1984) e dagli album “Infernal Overkill” (1985), “Eternal Devastation” (1986), “Release From Agony” (1987) e “Cracked Brain” (1990) e vanno a formare un viaggio di cinquanta minuti nella storia dei primi Destruction, che cominciavano a farsi strada nel Thrash Metal teutonico, per ottenere col tempo la fama che li ha portati a rivestire un ruolo da protagonisti, insieme a Kreator, Sodom e Tankard.
Fare un’analisi track by track non sarebbe l’approccio giusto per parlare di questo album, in quanto non è presente alcun inedito e sono pezzi già conosciuti da molti ascoltatori della formazione. Spesso, materiale di questo tipo finisce presto nel dimenticatoio per la troppa analogia tra le due edizioni, fattore pesante se si pensa che il punto forte delle riedizioni è proprio il miglioramento rispetto al passato.
Questo problema, però, non influenza Schmier e compagni, in grado di proporre un miglioramento notevole nella registrazione e anche un’esecuzione dettagliata e ben curata.
La voce dell’appena citato leader della band rimane inossidabile dopo decenni di carriera, destreggiandosi bene anche nei brani tratti da “Cracked Brain”, rilasciato in un periodo nel quale alla voce c’era André Grieder, e ciò vale anche per le parti in chitarra di Mike Sifringer e per Vaaver alla batteria.
“Thrash Anthems II” è la conferma che i Destruction sono ancora tra le punte di diamante del Thrash Metal internazionale, nonostante non proponga nulla di nuovo, e può essere un buon intermediario tra “Under Attack” e il suo successore, con la speranza che non deluda le aspettative.