KLOGR – È molto più facile controllare una massa che non pensa e che ha paura

In seguito alla release di “Keystone” e alle porte del loro tour europeo, abbiamo avuto modo di scambiare qualche parola con i KLOGR, buona lettura!


Nella nostra recensione abbiamo tentato di dare un’interpretazione alla formula di Weber-Fechner da cui avete preso il vostro nome. Sei d’accordo con quanto scritto, oppure vuoi spiegarci meglio il significato di S = K logR?

Sì, noi abbiamo utilizzato questa formula come nome (impronunciabile) della band perché descrive il nostro rapporto con la musica. L’essere umano non prova emozioni se non stimolato da un ambiente esterno che le alimenta e spesso quando queste “emozioni” sono create da una società che crea finti valori e distorce tutto quello che c’è in natura si ottengono come risultato personalità difficili e disturbate.
Se si riuscisse a percepire lo stimolo reale che arriva dalla natura e non quello creato dalla società probabilmente ci troveremmo in un era un po’ più armoniosa.

Il vostro ultimo album, “Keystone”, vanta la produzione di David Bottrill, personalità che ha lavorato con gruppi molto importanti (Tool, Staind, Stone Sour, ecc.). Com’è stato lavorare con lui e come ciò ha cambiato il vostro modo di comporre musica, se l’ha cambiato?

David è diventato da subito il quinto elemento della band. Non ha interagito molto sulla composizione se non per qualche dettaglio, con lui abbiamo “ritoccato” solo qualche cosa qua e là. Ha sempre rispettato al 100% l’essenza della band e il sound che stavamo ricercando. Ha dato una visione esterna e ci ha aiutato ad andare oltre i limiti che si creano quando per molto tempo lavori sugli stessi brani. Semplicemente ha fatto quello che per me dovrebbe fare un produttore, ottimizzare il valore della band senza snaturarne la personalità. Abbiamo imparato molto confrontandoci con lui e vivendo in studio insieme per un mese.

Quali sono i gruppi a cui vi ispirate maggiormente?

Difficile da dire, ognuno di noi ha ascolti e background differenti. Abbiamo diverse band in comune musicalmente (Alice in Chains, A Perfect Circle, Tool, Seven Dust) ma quando si scrive cerchiamo di creare un flusso di idee nostre e cerchiamo di rendere tutto il più personale possibile.

Collegandomi a gruppi a voi affini, l’anno scorso anche gli Alter Bridge hanno pubblicato un pezzo, “The Writing Is on the Wall”, in cui denunciano i problemi dell’inquinamento ambientale. Nel loro caso si tratta di uno dei pochi, se non l’unico, brano nella discografia, mentre per voi il problema ambientale è centrale e lo si vede anche dai testi molto più diretti e profondi, o sbaglio?

Noi scriviamo per comunicare le nostre idee, esorcizzare alcune paure ed esprimerle in musica. Uno dei temi più preoccupanti di questa era è la salute del nostro pianeta. L’uomo sta devastando ogni ambiente solo per ricercare una falsa idea di “benessere”. A volte ci si trova ad affrontare altri temi ma spesso ricadiamo su sfumature dello stesso problema. Quando ci può essere una soluzione ad un problema che non viene attuata per “ignoranza” o mancanza di interessi o semplicemente per interessi economici la cosa si fa più grave. Per molte cose le soluzioni non sono così evidenti (depressione, delusioni, esperienza di vita, morte) ma per l’ambiente si potrebbe fare molto e occorre farlo in fretta.

Qual è il brano di “Keystone” che più ti soddisfa a livello compositivo? E quello che più ti coinvolge a livello emotivo (e perché)?

“Pride Before the Fall” è forse uno dei brani che descrive meglio l’intero album, sia da un punto di vista compositivo che da un punto di vista di testo. Credo che sia un ottimo esempio di come la mia personalità musicale si sia fusa con quella di Pietro (chitarra), è un brano pesante e a tratti ironico, visto che paragona l’uomo ai dinosauri… con la differenza che loro si sono estinti per cause naturali, noi rischiamo di estinguerci per mano nostra.

Ci puoi dire qualcosa di più su “Enigmatic Smile”? Nel testo trovo riferimenti agli Illuminati e alla linea della rosa, molto famosi per i libri di Dan Brown.

Parte del testo è stato inspirato da quel tema. Ci sono dei “segreti” nella storia che sono diventati leggende. È molto intrigante sapere che in un periodo dove non esisteva la libertà di espressione artisti e “società segrete” cercavano di lasciare messaggi attraverso le loro opere.

Per quello che riguarda “The Echoes of Sin” invece, si tratta di una ribellione verso il concetto di peccato originale inteso come strumento di controllo delle masse?

Sintesi perfetta. Il controllo delle masse attraverso l’espiazione e il terrore è sempre stato usato nella storia. In natura non esiste un “peccato originale”, lo stesso è stato architettato da quella che chiamiamo società. Lo vediamo anche oggi con il “terrorismo”, al di là di tutte le teorie complottistiche e di cospirazione, è molto più facile controllare una massa che non pensa e che ha paura.

Qual è stata la parte più intensa e determinante dell’intero processo di creazione di questo album?

L’interazione con Pietro. In precedenza i dischi dei Klogr avevano un processo di composizione un po’ “burrascoso”, cambi di formazione e altre problematiche simili. Per “Keystone” la chiave è stata la facilità e la determinazione con cui io e Pietro abbiamo messo sul piatto emozioni, esperienze e musica.

Volete spendere qualche parola sulla formazione? Oltre il lavoro di arrangiamento e scrittura, anche il lato prettamente strumentale mi sembra di enorme spessore.

Maicol e Roby sono una sezione ritmica di altissimo livello! È stato molto stimolante lavorare con loro in studio. Sono stati al servizio della musica senza mancare di personalità. Purtroppo live non potranno essere sempre con noi a causa di altri impegni ma per il tour potremo viaggiare con Joba (già bassista dei Timecut e con noi in diverse altre esperienze come il tour europeo di spalla ai Prong) e Art Cruz (batterista dei Prong e dei Winds of Plague).

Quali sono le attività in programma per il supporto della release?

Partiremo a giorni per un tour di 10 date in europa di supporto ai The Rasmus. Alcune date sono già sold out e questo ci fa partire con gran voglia di dare il meglio! Poi per il 2018 si sta già parlando di altri tour e festival estivi. Speriamo di poter fare presto un tour da headliner… ma questo dipenderà dal pubblico.

Avete carta bianca per poter dire qualsiasi cosa ai nostri lettori, è stato un piacere e vi ringrazio del vostro tempo!

Il piacere è stato nostro! Seguite i Klogr come e dove potete (social, live, sito), il supporto del pubblico è fondamentale. Credo che ci siano molte band di livello oggi in Italia che si affacciano all’estero ed essere considerata una di queste ci lusinga. La nostra dimensione ideale rimangono i live… quindi spero di vedervi presto in giro! Grazie ancora.

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