Il 2018 segna il ritorno dei Deicide di Glen Benton, storica band death metal americana che è il classico esempio di gruppo che o si ama, o si odia. “Overtures of Blasphemy” è il titolo della nuova prova in studio dei Nostri e arriva cinque anni dopo il buon “In the Minds of Evil”. Cosa possiamo aspettarci nel 2018 da un album dei Deicide? La risposta è semplice: blasfemia, violenza senza compromessi e malvagità. Tutte cose che hanno da sempre fatto parte del suono della formazione floridiana e che in questa nuova fatica non mancano, anzi.
Il disco si apre in maniera diretta con l’ottima “One with Satan“, pezzo senza fronzoli dove a farla da padrone è il growl di Benton. Dopo l’onesta “Crawledfrom the Shadows“, troviamo uno dei pezzi più interessanti del disco, ovvero la thrasheggiante “Seal the Tomb Below“, canzone che ricorda in parte “Godkill” del precedente “In The Minds Of Evil”. Continuando con l’ascolto non si trovano pezzi più o meno deboli, tranne forse la conclusiva “Destined to Blasphemy“, uno degli episodi più violenti del disco, ma che nel complesso non incide molto. Nel disco non mancano ovviamente gli sprazzi più melodici alla “Stench of Redemption“, emblematica in questo senso è “Defying the Sacred” che si apre con una serie di assoli melodici che ricordano anche lievemente gli Arch Enemy.
Ci troviamo di fronte a un lavoro compatto e ben suonato, ma a cui manca il pezzo che permetta di fare il salto di qualità, ci si può scordare la “Bastard Of Christ” o l’ “Homage for Satan” di turno. Le canzoni, infatti, funzionano tutte se prese nell’insieme, mentre singolarmente i pezzi mostrano il fianco in più di qualche occasione. Un pregio dell’album, invece, è sicuramente la cattiveria con la quale è suonato, da ogni nota traspaiono rabbia e malvagità. La band ha scelto di proporre un lotto di pezzi diretti e grezzi senza perdere tempo in inutili tecnicismi che avrebbero annacquato inutilmente la furia di questo album.
“Overtures of Blasphemy”, comunque, è un disco che suona al cento per cento Deicide e che difficilmente deluderà i fan della band americana; Benton e soci hanno infatti scelto di andare sul sicuro senza rischiare troppo e il risultato è sicuramente positivo. L’album in questione non è sicuramente un capolavoro, ma è lontano dall’essere una ciofeca e sicuramente troverà l’apprezzamento di chi è alla ricerca di qualcosa di malvagio e violento.