ARACHNES – A New Day

by Luca Gazzola

Ritornano gli Arachnes con una ripubblicazione dell’ultimo album in occasione del decimo anniversario. Si tratta di un gruppo nato nel 1995 a Milano dai fratelli Franco ed Enzo Caruso, entrambi provenienti da Firehouse, e portandosi dietro per un certo periodo anche la bassista Paola Casalini. Sono esorditi due anni dopo con il primo full lenght “The Goddess Temple”, per poi far uscire un EP nel 2000 e nel periodo 2001-2006 ben 4 album, subendo anche cambi di line up tra cui l’arrivo del bassista dei Darklight; per poi nel 2011 la prima versione dell’album che andremo a vedere. Si tratta di power metal con influenze alternative e progressive rock anni ’70-’80 in una mistura orecchiabile e un ritmo altalenante per tutto l’album passando da parti sostenute e tecniche a ballate più lente. Si compone in 14 canzoni di una durata variabile dai 2 minuti ai 5 per una durata complessiva di 53 minuti circa che scorrono in leggerezza tra alti e bassi

Tra le canzoni rilevanti:

  • Big Hearth: terza canzone. Si tratta di uno dei pezzi più tecnici ed articolati, con richiami rock progressive più marcati rispetto ad altre canzoni in riff articolati in maniera raffinata, dove gli effetti e le tastiere esterne fanno da padrone, ma anche le chitarre si prendono una parte importante con assoli e virtuosismi.
  • My Face is Hard: settimo pezzo. A spezzare il ritmo c’è un brano ad un ritmo molto più basso, una via di mezzo tra gli Utopia e una canzone da festival di Sanremo della scorsa decade: voce in primo piano, batteria e basso base, effetti esterni quali tastiere e violini ad accompagnare ed un paio di assoli orecchiabili di chitarra a chiudere il quadro. Dopo un pezzo a trazione decisamente heavy-power anni ’90-2000 e ritmi sostenuti come Magic World questo sbalzo è decisamente straniante ma azzeccato, mostrando la duttilità del gruppo.
  • Your Death: dodicesima canzone dell’album. Il finale dell’album, dopo Parallel Worlds, è pieno di pezzi carichi che spiccano ognuno a modo suo. Questo è particolare perché è una combinazione di heavy e power metal con una punta di symphonic, ma soprattutto è strumentale e consente ad ogni strumento di dare prova delle proprie capacità con passaggi tecnici e virtuosismi, senza far pesare minimamente l’assenza della voce.

Rispetto agli album precedenti lo stile è rimasto pressochè identico, con un miglioramento nella qualità delle registrazioni e nel mixaggio, che non era male nemmeno prima. Non è esattamente chiaro perché rilanciare un album di dieci anni fa, a meno di non essere pesantemente cinici, ma si tratta comunque di un buon biglietto da visita per questo decennio, dato che buona parte dei pezzi porta bene i loro dieci anni, potendo circolare tra le ultime uscite. Altri brani invece sono pesantemente influenzati dal rock anni ’80, rivisitati solo in parte dagli Arachnes, che hanno fatto comunque un gran lavoro. Un album leggero e orecchiabile, con notevoli spunti tecnici e melodici, decisamente interessanti se si è fan dei generi citati in precedenza.

Tracklist

01-Psychedelic Trip

02-I Know the Darkness

03-Big Hearth

04-I’m Sorry

05-Into the Fog

06-Magic World

07-My Face Is Hard

08-Running in an Old Town

09-Take Your Life

10-Parallel Worlds

11-The Reason of the Things

12-Your Death

13-Fireball

14-First Of All

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