ANGERTEA – Snakes in Blossom

by Luca Gazzola

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Gli Angertea sono un gruppo ungherese attivo dal 1996 con all’attivo 2 demo, 2 EP, una compilation e 5 album compreso Snakes in Blossom uscito lo scorso 15 marzo a distanza di quattro anni dal precedente. E’ stato composto e inciso con musicisti esterni, ottenedo 49 minuti di metal pestato in alcune parti e melodico in parecchie altre. La chitarra e il basso sembra abbiano deciso di fare cambio di ruolo: mentre la chitarra si limita a mantenere il groove suonando la ritmica, lasciandosi comunque andare in un paio di canzoni con alcuni assoli; il basso invece si scatena creando dei riff complessi ed estremamente orecchiabili, e infatti il suo volume è inusualmente alto per il genere. La voce del cantante viene alternata da naturale a modificata il maniera elettronica, tutto bene salvo qualche scream discutibile. La batteria scarica nelle orecchie un’ampia gamma di suoni (nostrani e elettronici) come per la chitarra, e nel complesso l’album scorre liscio e uniforme alternando rabbia e tristezza senza però deprimere, perfetto se ci si vuole sfogare.

tra le canzoni rilevanti ci sono:

  • Sinking in Strain: secondo pezzo dell’album. Nonostante già dal primo momento l’album metta le cose in chiaro, questa canzone si scatena senza rinunciare alla melodia, alternando lenti di voce e batteria talvolta accompagnati dal basso prepotente e la chitarra piuttosto timida, a parti veloci come il ritornello. Le parti strumentali verso la fine la rendono una perla da riascoltare
  • Acquarium: quarta canzone. Si può definire tranquillamente la canzone tranquilla dell’album assieme alla penultima, quattro minuti con violini che rendono epica la canzone che incorniciano un duetto del cantante con la voce suadente di Flòra Sarusi-Kis, mentre chitarra e basso sembrano riprendere fiato dalle canzoni precedenti. Un po’ triste, ma spezza il ritmo dell’album ed evita che diventi piatto come un televisore LCD
  • Istancy: ottavo pezzo. Canzone maledetta, intro incalzante, la chitarra si sbizzarrisce con diversi suoni togliendo per una canzone il monopolio degli assoli melodici al basso che comunque ricopre un ruolo di primo piano dall’inizio alla fine. Una canzone breve da sentire, anche se sono sei minuti abbondanti sulla carta
  • Tisza: ultima canzone dell’album. Degna conclusione di un album progressive, in parte grunge ma sicuramente sperimentale. Una canzone relativamente diversa dalle precedenti, dove vengono incastrati svariati suoni e cupe voci che degenerano in un riff cattivo ma melodioso; il tutto in quasi sei minuti che scivolano via quasi senza accorgersene

Riassumendo, gli Angertea hanno continuato il processo iniziato dal terzo album che li ha portati dal classico metal con tracce di grunge a  progressive metal con influenze industrial-experimental, conservando comunque lo stile Angertea che li contraddistingue. E’ difficile fare un album migliore del precedente dove avevano raggiunto l’apice, ma rimane comunque un disco valido: il basso ha conservato il suo peso nel mixaggio, la chitarra/e danno la carica, la batteria incalza vivacemente e nel complesso è perfetto per provare una variante originale del progressive metal.

Gaz

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