“Nomen Omen” è il primo album del progetto black metal palermitano Ancestral Kvltv, nato dal mastermind Valgaroth (Mystica Nox, Beasts Of Torah). La one-man band nasce nel 2013; dopo la prima pubblicazione di un demo nello stesso anno, in quello seguente un loro brano appare in due compilation.
Questo è un concept album, incentrato sulla figura misteriosa di Raniero Alliata, uno degli ultimi Gattopardi. Secondo Wikipedia, Raniero Alliata di Pietratagliata fu un nobile, esoterista ed entomologo, la cui fama di “mago nero” lo accompagnò fino alla fine dei suoi giorni; fu inoltre figura fondamentale per almeno due generazioni di letterati e intellettuali, fra cui lo stesso Giuseppe Tomasi di Lampedusa. L’interesse di Alliata per l’esoterismo era cosa comune, essendo pratica molto diffusa fra i nobili siciliani: lo stesso Tomasi di Lampedusa infatti ne prendeva parte. Una figura quindi molto sconosciuta ma non meno affascinante quella scelta da Valgaroth per quest’album dedito ad un black metal di chiaro stampo norvegese.
“Nomen Omen” si sviluppa in appena venti minuti di musica, divisi in sei brani di tre minuti. Lo stile adottato da Ancestral Kvltv richiama sicuramente nomi grandissimi come Darkthrone e Dark Funeral: senza fronzoli e vezzi vari, dritto al punto, secco, veloce e violento. Anche se quest’album si infila di prepotenza in un’ideale cartella dal titolo “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, rimane un ascolto molto piacevole specialmente per gli appartenenti al zoccolo duro degli amanti del black metal dei bei tempi andati.
Certi momenti sono meno ispirati, come ad esempio la furiosa “Hyperborea” che purtroppo finisce con l’amalgamarsi al resto delle composizioni, complice una certa ripetitività e la decisione di farla susseguire immediatamente al brano di apertura dell’album. Quest’ultimo, “The Scroll Of Truth” è invece gelido e inquietante, chiaro manifesto dello stile scelto da Valgaroth: la sezione centrale da brivido richiama infatti numerosissimi ascolti di pregio.
“The Birth Of Earth-Reborn” aggiunge forse l’unica eccezione di tutto l’album per quanto riguarda il permafrost norvegese di cui è permeato: un piccolo momento in cui delle monotone ed inquietanti voci femminili recitano frasi rituali, a donare della varietà ad un brano purtroppo insipido. Un plauso va sicuramente alla bellissima (e breve) sezione in cui viene concesso al basso di far sentire la sua voce.
“Munera Manibus” è una furia totale e completa, violenta e glaciale; si compone di un riff splendido che quasi sembra invocare l’imperversare delle fiamme di un incendio. L’interruzione poco dopo la metà brano dona un attimo di respiro angoscioso che si spinge su ritmi più lenti prima di sfogarsi di nuovo nella sua rabbia primordiale. Davvero un ottimo ascolto.
In “The Temple Of My Mind” la presenza del basso si sente per tutto lo svolgimento, dando sicuramente una nota di peculiarità alla composizione, che non presenta nulla di nuovo all’ascoltatore.
Personalmente la più bella di tutte, “Into The Woods Without End” viene lasciata a conclusione di “Nomen Omen”, splendida fin dalle prime dissonanti note, appena meno violenta di “Munera Manibus”, è la chitarra disarmonica che rimane in sottofondo la vera protagonista del brano. Nel suo svolgersi, sembra diventare man mano più glaciale, anche quando si procede in un mid-tempo pur sempre furioso che abbandona il dettaglio più interessante del brano. Peccato per la conclusione un pochino in sordina, ma è un dettaglio tutto sommato trascurabile.
Chi avrà letto altre mie recensioni mi conosce ormai, sa cosa penso di album che attingono a pieno da altre band più grandi, e in questo “Nomen Omen” le fonti sono chiare ed evidenti. Più volte ho criticato band che hanno fatto questa scelta; gli unici rimangono la grandissima eccezione a nome Hovmod, autori di un album di nero metallo purissimo, eppure originale e non “citato”. Il difetto di quest’album non sono tanto i richiami quanto una certa composizione ripetitiva che porta alla pesantezza, una mancanza di originalità che, forse anche a causa dell’eccentrica figura attorno a cui gira l’intero concept, lascia coloro che cercano quel tocco in più molto insoddisfatti. Sì, mi è piaciuto; certe citazioni vanno benissimo dove stanno, ma quel “più” non c’è. E spero davvero che in futuro ci sia, perché la potenzialità c’è tutta. Bisogna solo trovare il coraggio di saltare un po’ più in alto.