Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.
Così scriveva nel Seicento il filosofo francese Blaise Pascal per sottolineare come a volte i sentimenti si ribellino agli schemi della fredda mente razionale. Chi, nel corso della propria vita, non ha mai consolato un amico o un’amica che proprio non riusciva a chiudere una storia ormai piena di litigi, delusioni e magari persino soprusi? Chi non ha mai rincorso un amore impossibile, spesso infatuato da un dettaglio che gli altri trovavano irrilevante? Le emozioni sono l’espressione più fedele dei bisogni fondamentali dell’essere umano, qualcosa di primordiale che precede di gran lunga il ragionamento cosciente e molto spesso lo contrasta.
Su questo sfondo segnano il loro debutto gli AMOR, band americana composta da Dillon Conneally (voce), Ryan Daminson (chitarra) e Tre Scott (basso). Uscito lo scorso 2 febbraio per Arising Empire, “Love vs Logic” ci offre un Alternative Metal dalla forte caratura melodica, ricco di ritornelli catchy sostenuti da chitarre che si appesantiscono con lo scorrere della tracklist. La voce di Conneally è frizzante e acuta come quella di un ragazzino che all’occorrenza sa sfoderare uno scream in perfetta linea con i canoni del metalcore. Nel complesso, gli AMOR si inseriscono nel solco tracciato dalla tradizione Emo, avvicinandosi di tanto in tanto allo stile dei primi Linkin Park.
“Love vs Logic” è un album molto ben prodotto e vanta una performance vocale di tutto rispetto (un caso simile lo abbiamo col gruppo contemporaneo Imminence), ma nonostante ciò richiede alcuni ascolti per essere goduto appieno. Le melodie ammiccanti e ricolme di una zuccherosità che sa di vecchio inducono una certa resistenza nell’ascoltatore. Di primo acchito il disco potrebbe essere addirittura etichettato come “qualcosa di cui non c’era affatto bisogno”, almeno fino al terzo/quarto ascolto. Da quel momento in poi la mente lascia cadere i pregiudizi, l’ugola prende a cinguettare chorus dopo chorus e l’animo si concede di godersi quell’attimo di svago che è “Love Vs Logic”.
Facendo una rapida panoramica delle tracce, “At Odd With Self” e “Frequency” sono quelle che più rimandano ai taglienti ritornelli dei Linkin Park, mentre “Tonight Always” segue una linea più marcatamente pop con tanto di sintetizzatori al seguito. Generalmente buona la prima parte dell’album, di cui segnalo “Clockwork” per l’interpretazione, è tuttavia la seconda metà la vera parte trainante. Le chitarre si appesantiscono, eppure la componente melodica diviene sempre più incisiva, complici i ritornelli azzeccati ogni volta. Non c’è nulla da fare: i pezzi si cantano con una facilità disarmante. Di particolare rilievo sono “Collisions” – che ci riporta ai tempi delle soundtrack dei telefilm adolescenziali tipo Smalville con in aggiunta un pomposo accompagnamento di synth strings – e “The Exit“. Quest’ultima, a mio dire, è in assoluto la migliore dell’album, vuoi per il granitico riff di chitarre iniziale, vuoi per un chorus che potrebbe far saltare un’arena intera. Aggiungiamo poi un’interpretazione sentita in cui Conneally esibisce un particolarissimo vibrato nel passare con padronanza dal timbro normale allo scream.
Forse un po’ pesante da ascoltare nelle sue 11 tracce, “Love vs Logic” offre comunque un sound moderno e corposo capace di dare buone soddisfazioni (dopo un adeguato tempo di decantazione). L’esordio degli AMOR è in questo senso promettente, ma è importante vedere come i Nostri riusciranno a farsi spazio nella nutrita schiera di colleghi.