Quest’oggi, cari lettori, abbiamo il piacere di portarvi con noi in una terra lontana, dal mitologico sapore orientale e celata alla vista della civiltà moderna. In questo casi, si potrebbe dire che se ciò che ascolteremo rispecchiasse almeno in parte l’aura fascinosa di cui questi tesori naturali sono rivestiti, avremmo a che fare con una vera gemma musicale.
Stiamo parlando della Mongolia, regione natale dei Nine Treasures , un quintetto di fedeli discepoli del folk metal più avanguardistico sulla piazza, che approccia il 2021 con una scelta commercialmente molto intelligente, messa in atto in un momento di discreta popolarità allo scopo di far avvicinare il maggior numero possibile di appassionati alla propria discografia.
“Awakening From Dukkha” è, infatti, nient’altro che una selezione dei migliori brani presenti nei precedenti lavori (tutti autoprodotti), riproposti in chiave moderna e valorizzati da una qualità audio perfezionata.
Il disco in questione presenta una serie di peculiarità assolutamente degne di essere menzionate, a partire dalle vocals in lingua mongola, eseguite attraverso una tecnica conosciuta con il nome di “Mongolian Throat Singing”; trattasi di una pratica canora tipica di questi territori, i cui tratti caratteristici non si discostano, per citare un esempio, dal cantato dei ben più celebri colleghi finlandesi Korpiklaani.
La massima espressione della suddetta tecnica è subito ben presente nella opener “Black Heart”, così come in “Tes River’s Hymn”, due tra i brani più trascinanti dell’opera.
Ciò che però marchia profondamente ognuna delle dodici tracce di “Awakening From Dukkha”, è l’impiego sapientemente calibrato di strumenti dei quali in occidente a stento conosciamo l’esistenza. Più nello specifico, ci riferiamo al Morin Khuur e alla Balalaika: il primo, uno strumento ad arco a due corde di antiche origini pastorali che ricorda un piccolo violoncello, mentre il secondo ha radici russe ed incarna le sembianze di un liuto triangolare.
In essi troviamo il nucleo artistico del lotto cinese, che ne fa largo uso fino a renderli i veri protagonisti della propria musica a scapito della tradizionale chitarra, la quale riveste un ruolo secondario o, per meglio dire, di supporto alla sezione solista. Proprio a tal proposito, si fanno apprezzare brani come “Arvan Ald Guulin Honshoor”, allo stesso modo di “The End Of The World” o “Wisdom Eyes”, quest’ultimo impreziosito da un intreccio di assoli sufficienti a giustificare l’acquisto dell’album.
”Awakening from Dukkha” è, in ultima analisi, un prodotto di ottima fattura che incorona degnamente i dieci anni di carriera di una band che si sta facendo largo in un terreno, quello del folk metal, ancora arido e non sfruttato secondo le ricchezze che avrebbe da offrire.
E se la linfa giusta fossero proprio i Nine Treasures?
Tracklist:
01 Black Heart
02 Arvan Ald Guulin Honshoor
03 Fable Of Mangas
04 Nomin Dalai
05 Tes River’s Hymn
06 Ten Years
07 The Dream About Ancient City
08 Praise For Fine Horse
09 The End Of The World
10 Wisdom Eyes
11 The Stubborn
12 Three Years Old Warrior