I CLOUDBURST sono un gruppo indonesiano nato nel 2011 a Yogyakarta, sull’isola di Java, esordendo poi 3 anni dopo con una demo e uno split fatto con i connazionali Warmouth. Il primo full-length risale al 2016 ed è finito nella lista dei migliori 20 album metal indonesiani del 2016 (Metal Rebel), oltre ad aver fatto fare il salto di qualità della band permettendole di organizzare un tour internazionale nel Sud Est asiatico.
“Cloudburst” è stato pubblicato a inizio gennaio. Il genere è metalcore con tratti hardcore e punk molto marcati, con influenze di gruppi come Converge e Hope Conspiracy, arricchito con parti tranquille che spezzano il ritmo forsennato delle parti veloci. Inoltre gli effetti e i suoni esterni sono una componente non trascurabile, con spezzoni di discorsi e addirittura risate da sitcom incastonate all’interno delle canzoni. L’album è composto da 9 canzoni di una durata variabile dai 2 minuti e mezzo ai 5, per una lunghezza complessiva di poco più di mezz’ora (33:06 minuti)
Tra le canzoni rilevanti:
- Strange Acrobat: primo pezzo dell’album. Un inizio con i fiocchi con un pezzo dirompente e scatenato, interrotto solo da un intervallo lento e un po’ melodico prima del finale col botto. Un buon modo per mettere in chiaro le cose da subito agli ascoltatori
- Personal Golgotha: sesta canzone. Se si cercano cose grezze, rumorose e incattivite questo è pezzo giusto. 4 minuti abbondanti senza intermedi di sorta o pause, solo interruzioni più o meno brusche. Chitarre protagoniste con suoni particolarmente distorti e voce gracchiante al massimo.
Rispetto all’album precedente i suoni sono stati registrati meglio, in maniera meno ovattata, e anche il mixaggio è migliore, come anche l’integrazione di suoni esterni (non strumentali), di cui il primo album ne era quasi privo. Manca un po’ il contenuto: pezzi buoni come “Restless Piledriver” non si possono buttare fuori a comando, anche se insieme alle altre peccava di monotonia, unica nota che si potrebbe mettere al precedente “Crying of Broken Beauty”. “Cloudburst” rimane comunque un album accettabile, che rompe il “monopolio” del Core dato da Nord America, Nord Europa e Australia.