ALTER BRIDGE – Live at O2 Arena + Rarities

by Giuseppe Turchi

Pubblicato lo scorso 8 settembre, “Live at O2 Arena + Rarities” raccoglie in tre CD l’esibizione che gli Alter Bridge hanno tenuto nella famosissima O2 Arena di Londra, più un full-length che comprende brani inediti (“Breathe“, “Cruel Sun” e “Solace“) o pubblicati nelle edizioni limitate giapponesi. Quello che ci si presenta è dunque un prodotto assai ricco, che ripercorre tutta la storia della band e ne mostra un lato che, sia per esigenze di contesto che di mercato, era rimasto finora nascosto. Con la presente recensione ci si concentrerà in particolare sulle “rarities” lasciando all’ascoltatore il piacere di scoprire l’ottima qualità della performance live. Di conseguenza, il voto finale verrà attribuito esclusivamente al terzo CD, mentre per ottenere la valutazione complessiva della raccolta basterà aggiungere un punto a tale risultato.

I tre inediti sono le prime rarità che ci vengono proposte e condividono una struttura ritmica equamente ripartita tra strofe con arpeggi clean e ritornelli dove irrompe la potenza della distorsione. Lo schema concettuale è quello del post grunge nel quale si reiterano tematiche di denuncia, malinconia e riscatto personale. Accade così che “Breathe” trasmetta un profondo senso di rassegnazione per una separazione:

Well I’ll rest my eyes
And I’ll let the Earth breathe

mentre “Cruel Sun” condanna la stupidità di chi si preoccupa più di trovare giustificazioni per continuare la guerra dei padri anziché comprendere che un conflitto del genere spazzerà via ogni cosa. Del trio iniziale, però, è “Solace” quella più interessante a livello melodico, in particolare nel cantato delle strofe da cui emerge una malinconia quasi palpabile. Il tema che troviamo qui proposto è quello del riscatto personale, un marchio di fabbrica degli Alter Bridge su cui pesa però una certa ripetitività. Il piano lessicale lascia infatti intravedere una povertà di termini e di metafore che si traduce in argomentazioni che aggiungono ben poco valore alla produzione della band.

When we drift with the tide
Are we gone forever?
And when will we find ourselves
I ask my soul, but it doesn’t know
All those days, endless nights
Will we live forever?
Live with doubt in ourselves
I ask my soul, but I already know

I pray my days
Will bring me solace and I’ll have faith
I’ll find a way
To a better tomorrow, a better today

La noia, purtroppo, è l’elemento che domina l’ascolto dei primi brani e che si protrae almeno fino alla metà del disco. Non aiutano pezzi come “Damage Done” col suo inizio di basso che si evolve in un mid-tempo dai toni pesanti già sentiti in brani come “One by One” o “Find The Real”. Interessante il cambio di velocità a metà canzone, ma la sensazione generale è che la scelta di non includere queste rarità all’interno degli album canonici sia più che giustificata.

Le cose iniziano a cambiare verso la traccia 9, “Never Born To Follow“. Sebbene il testo parli della solita inadeguatezza e presa di posizione contro la società, le chitarre cominciano a differenziarsi per un sound più arioso che finalmente riesce a catturare l’attenzione. Si tratta del primo pezzo che avrebbe meritato un posto negli album canonici, cosa che vale forse ancor di più per la successiva “Never Say Die“, la quale è talmente brillante da risultare perfettamente in tema con un disco come “The Last Hero“. Comprensibilissima quindi la scelta degli Alter Bridge di non inserirla nella tracklist di un album cupo come “Fortress“, per cui era stata inizialmente pensata; meno comprensibile la decisione di includerla a posteriori e solo come bonus track.

Dovendo tirare le somme, purtroppo, va ammesso che di queste “rarities”, a parte forse due o tre eccezioni, potevamo davvero farne a meno, sia a livello di testi che per quanto riguarda le melodie. Escludendo le tracce 9 e 10, ogni brano esibisce gli stilemi degli Alter Bridge con fastidiosa insistenza e dà la sensazione di essere un semplice riempitivo. Ma se comunque un’evoluzione nel sound c’è stata ed è tuttora riscontrabile, il livello delle lyrics comincia a denotare una certa debolezza. Nessuno chiede testi criptici o allegorie d’alta poesia, ma nemmeno che si continui a battere sullo stesso chiodo con gli stessi strumenti.

 

Track listing CD1:

1             The Writing on the Wall
2             Come to Life
3             Addicted to Pain
4             Ghost of Days Gone By
5             Cry of Achilles
6             The Other Side
7             Farther Than the Sun
8             Ties That Blind
9             Water Rising
10           Crows on a Wire
11           Watch Over You (solo acoustic)

 

Track listing CD2:

12           Isolation
13           Blackbird
14           Metalingus
15           Open Your Eyes
16           Show Me A Leader
17           Rise Today
18           Poison in Your Veins
19           My Champion

 

Track listing CD 3:

1             Breathe
2             Cruel Sun
3             Solace
4             New Way To Live
5             The Damage Done
6             We Don’t Care at All
7             Zero
8             Home
9             Never Borne To Follow
10           Never Say Die (Outright)
11           Symphony Of Agony (The Last of Our Kind)

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