Da non confondere con gli omonimi norvegesi, i Cóndor, giovane quintetto proveniente nientemeno che dalla capitale colombiana Bogotá, propongono un death metal di stampo oscuro. Formatisi nel 2013, sono già giunti al loro terzo album “Sangreal“, che mi trovo ad ascoltare oggi.
Il primo ascolto, che per me conta moltissimo, mi rivela subito una produzione veramente grezza, forse un po’ troppo, la batteria sovrasta molto gli altri strumenti ed è un peccato perché le tracce son veramente interessanti. La copertina, come nei lavori precedenti, è stata disegnata a mano: non me ne vogliano ma, a mio parere, ci vorrebbe qualcosina di più moderno.
Passando alle canzoni, come ho scritto poc’anzi, tracce interessanti, ma nessuna che mi colpisca di primo acchito: il cantato in spagnolo, però, non mi dispiace affatto. “El Árbol de la Muerte” è forse la traccia che trovo più significativa, riff di chitarra pungenti e la voce che graffia al punto giusto. L’ultimo brano “Roncesvalles“, molto malinconico, è probabilmente quello di cui riesco ad apprezzare meno il cantato in clean, piuttosto fuori misura secondo la mia opinione. “Sangreal“, pezzo che dà anche il titolo all’album, lungo ben 12 minuti, entra di prepotenza nelle mie preferenze di questo lavoro, quasi certamente perché di stampo quasi doom: pezzo lungo sì ma, decisamente poco noioso.
Il lavoro in generale non è affatto male, non fosse per la registrazione veramente grezza e poco curata, vedi basso o batteria che spesso sovrastano le chitarre. Il potenziale c’è, diciamocelo, ma vuoi per la gioventù della band, vuoi forse per la mancanza di mezzi appropriati o forse addirittura per volontà della band stessa, è poco espresso in questo album.
Poco più che sufficienti, peccato.