“Look into my eyes and you will see
I am not afraid of destiny
Moving forward with violent grace
I’m the weapon to seal your fate”
Sembrava impossibile, ma dopo anni di diatribe e battaglie legali i Fear Factory sono finalmente riusciti a pubblicare l’atteso successore di “Genexus ” ovvero “Aggression Continuum“. L’album in questione era pronto da diverso tempo e doveva chiamarsi “Monolith”, doveva essere il disco che riportava in pista definitivamente Dino Cazares e Burton C. Bell, ma invece si rivela essere la fine di un’era per la band americana. Questa prova in studio infatti è l’ultima con Bell dietro al microfono il quale è recentemente uscito a sorpresa dal gruppo Industrial metal.
Lasciando da parte i gossip noti a tutti e parlando di musica, il disco è il diretto successore di “Genexus” in tutto e per tutto, non ci sono infatti grossi scossoni nella proposta dei Fear Factory e ciò che si capisce fin dall’opener “Recode” che parte in quarta per poi lasciare spazio alle clean di Bell in un ritornello d’impatto. “Disruptor” e la titletrack continuano su questa scia facendo muovere la testa a più riprese. Si potrebbe dire che una volta ascoltati i primi pezzi si sia già ascoltato tutto il disco, tuttavia per quanto ciò sia vero è innegabile che l’album sia suonato con energia e coesione tra le parti (nonostante i dissapori tra Burton e Cazares). Dopo una partenza fedele agli ultimi dischi del gruppo losangelino, troviamo “Purity“, brano dalle tinte nu metal dove l’elettronica gioca un ruolo chiave per dare una marcia in più alla canzone, la quale è anche uno degli episodi più interessanti del lotto. L’apice però lo si tocca con la successiva “Fuel Injected Suicide Machine“, vero e proprio testamento di Burton C. Bell dietro al microfono della Fabbrica della Paura. Il pezzo in questione è una mazzata dritta sui denti dove il vocalist da il meglio di se. Degna di nota è anche la conclusiva “End Of Line” che riassume il meglio della proposta dei Nostri in sette minuti e che con le sue tinte quasi drammatiche chiude alla perfezione quella che può essere definito un intero capitolo dei Fear Factory. Se è vero che la tracklist del disco è abbastanza lineare, ciò che da un valore aggiunto a questo “Aggression Continuum” è la produzione che risulta pulita e potente, i brani infatti travolgono l’ascoltatore senza pieta e lo catapultano in un futuro oscuro, freddo e cybernetico. Una prova di ciò lo si ha fin dall’opener che non può non coinvolgere fin dalle prime note.
Nel complesso “Aggression Continuum” è ciò che ci si poteva aspettare dai Fear Factory, Dino Cazares ormai rimasto l’unico membro storico ha deciso di fare quadrato attorno alle certezze sulle quali si basa il suono della band americana e pazienza se ci sono alcuni episodi non proprio all’altezza come “Manufactured Hope” e “Cognitive Dissonance“, l’album in questione è compatto e offre ai fan esattamente ciò che si aspettavano. Il fatto che sia l’ultima prova dietro al microfono di Burton C. Bell (che tra l’altro aveva registrato le sue parti tempo fa probabilmente) non implica che ci si trovi davanti al canto del cigno dei Fear Factory in quanto il disco non reinventa e non stravolge nulla. “Aggression Continuum” contiene tutti i pregi e i difetti degli ultimi album dei Nostri e sicuramente farà felici i fan della band americana, sebbene non farà ricredere i detrattori del gruppo.
Tracklist:
1 – Recode
2 – Disruptor
3 – Aggression Continuum
4 – Purity
5 – Fuel Injected Suicide Machine
6 – Collapse
7 – Manufactured Hope
8 – Cognitive Dissonance
9 – Monolith
10 – End Of Line