I danesi (0) non si erano fatti conoscere nel migliore dei modi nel 2017: il loro EP di debutto mostrava la natura variegata della loro proposta, ma proprio in essa si perdeva, non lasciando niente di concreto all’ascoltatore. Decisione prevalentemente sbagliate, quindi, o comunque opinabili, ma mentalità intrigante che è riuscita ad attirare l’attenzione della Napalm Records, tramite la quale esce questo “SkamHan”, loro primo album.
L’impressione immediata è ben chiara, lo stile è cambiato in maniera abbastanza netta, con il passaggio dalla poca efficacia del lavoro rilasciato tre anni fa a una produzione con le idee varie, molto più mature e personali. I Nostri fanno un passo in avanti nella loro carriera, inserendosi a testa alta nella già interessante scena black metal danese, concentrandosi su una proposta che dà allo stesso tempo tanta importanza a settori più intricati tipici del progressive.
Questa coesistenza tra i due generi sarà l’aspetto chiave del disco, ed è chiaro già dai primi pezzi. “Tyndere end Hud”, l’opener, si presenta con un crescendo che ci mette poco a tramutarsi in una successione micidiale di riff dritti al punto, che mantengono comunque una vena melodica, talvolta devota al post. Una partenza senza troppi compromessi, che si lega senza fatica con la seguente “Sjælstjæler” e i suoi ritmi più cadenzati.
La stessa struttura, pezzo più breve e combattivo seguito dal brano più lungo e melodico, si ripeterà nei due brani successivi ed è un grande peccato, almeno nella metà iniziale del lavoro, sentire soltanto i due estremi distinti tra loro, senza la possibilità che si possano intersecare, se non per qualche settore saltuario. Successivamente cambia la sostanza, come nel caso di “Sortfugl”, e son proprio i passaggi in cui si può notare questo connubio a risultare i più convincenti del lavoro.
Misteriosa l’atmosfera che si crea con la title-track, dove specialmente nella lunga introduzione viene lasciato spazio a degli evidenti rimandi tra il post e il doom, ma rimarranno in primo piano anche successivamente. Il pezzo è sicuramente il più atipico dell’intero lavoro, ma nonostante le scelte inaspettate, si crea un clima quasi ipnotico ben collegato alle altre composizioni, pur essendo diverso, che ci mostra un lato del gruppo che potrebbe inserirsi degnamente nella loro proposta anche con più frequenza.
Sicuramente non si tratta di un debutto trascendentale, ma le insicurezze mostrate nel precedente EP sono state lasciate alle proprie spalle dai danesi. “SkamHan” ci presenta una formazione più matura e abile nel gestire la sua indole sperimentatrice, che porta allo sviluppo di un intrigante connubio tra generi, il quale potrà fare al caso di molti ascoltatori predisposti a queste scelte stilistiche dalle varie influenze. Gruppo da tenere sott’occhio, visto l’inconfutabile potenziale.