ZEAL & ARDOR è un gruppo partorito dalla mente dello svizzero-americano Manuel Gagneux, accompagnato da Marco alla batteria, Rafi al basso, Tizi alla chitarra, Marc e Denis alla voce. La band sviluppa generi differenti, ma si possono riconoscere le radici black metal mescolate ad elementi blues, con le liriche cantate in stile spirituals degli schiavi americani. “Devil is Fine”, realizzato via MVKA, sarà disponibile dal 24 febbraio 2017 e nell’attesa ci si può godere il doppio singolo “Devil is Fine” (con relativo video-clip) e “Children’s Summon”. Ad aprile gli Zeal & Ardor intraprenderanno il loro primo tour che li porterà anche in Italia per una singola data: il 3 maggio 2017 si esibiranno infatti al Circolo Magnolia di Segrate (MI). Biglietti in vendita sulla piattaforma ticketone.it (qui).
Manuel Gagneux afferma: «È come camminare attraverso l’era Americana degli schiavi e vedere un gruppo incatenato nel bosco mentre pratica riti satanici». E continua: «Immagina se gli schiavi in America avessero rifiutato il cristianesimo mentre abbracciavano invece il satanismo, se invece che essere forzati ad accettare “il volere di Dio” avessero scelto la sfida e la ribellione e la forza di Satana». Questo è il mondo intorno al quale ruota l’album. Dalla title-track “Devil is Fine” si apre un’ipnotica chiamata a Satana, fino alla terza parte conclusiva di “Sacrilegium”.
Si tratta di uno stile musicale del tutto innovativo, che incarna alla perfezione i temi trattati. Lo stesso Gagneux dichiara sia uno stile originale e che per riprodurlo si sia servito delle registrazioni storiche effettuate sul campo, quelle che riproducono le canzoni del lavoro, spiritualismo e prigionia, immergendo le stesse all’interno dell’ambiente black metal. Questo, l’unico capace, a detta del cantante, di comprendere i problemi di una tale situazione. Ecco però anche delle influenze jazz, al passo con gli anni della schiavitù, del noise, dell’underground.
Emancipazione, dannazione, blasfemia, estasi, vendetta, liberazione, ribellione. Sono questi i temi trattati. Un album creativo, stimolante e provocatorio che unisce le barriere dei generi musicali e ci riporta nei drammi passati dell’America. Una completa ed equilibrata fusione di black metal, registrazioni sul campo, delta blues, jazz, grida di catene, carillon, soul e gospel, il tutto portato al servizio di “The One With Horns”.