L’8 maggio di quest’anno i Winterfylleth hanno pubblicato “The Reckoning Dawn”, settimo album in carriera uscito sotto Candlelight Records. La formazione di Manchester è sempre stata molto prolifica in quanto ad uscite, avendoci ormai abituati regolarmente ad un album ogni due anni. L’ultima volta i Nostri ci avevano stupito con “The Hallowing of Heirdom”, un disco che musicalmente si discostava dalla loro proposta abituale di black metal in favore di un approccio completamente acustico. Scelta coraggiosa se si pensa che questo importante cambiamento è avvenuto d’improvviso al sesto album, creando questo connubio di atmosfere intimiste che si innestavano tra paesaggistica e folklore anglosassone.
Erano molti gli spunti che potevano far pensare ad un cambiamento definitivo, anche perché l’album al di là delle opinioni di gusto risultava innanzitutto un lavoro ispirato e da questa svolta in tal senso avrebbero potuto trarre delle novità interessanti al proprio stile. Tuttavia Chris Naughton e gli altri con questo nuovo disco smentiscono il desiderio di alcuni e tornano sui loro passi.
In “The Reckoning Dawn” infatti torna pienamente la componente black metal e i Winterfylleth animano il tutto tramite un riffing sempre tendente alla melodia e vari momenti di epicità dati dalle tastiere e un apporto corale. I momenti migliori sono negli episodi centrali, in particolar modo in “A Greatness Undone” che spicca per i suoi intrecci melodici. La componente acustica, assoluta nel precedente lavoro, resta qui confinata in pochi punti, dato che in questo caso il focus è nelle melodie black che ci deliziano ed accompagnano per tutta la durata dell’album. Possiamo paragonarlo direttamente ai lavori passati del gruppo come “The Threnody of Triumph” o “The Dark Hereafter” visto che presentano sostanzialmente gli stessi elementi e non è nemmeno difficile trovare delle somiglianze tra le varie canzoni. Questo è forse l’unico limite della band, di per sé debitrice a Drudkh e Primordial, ed anche a sé stessa. Ma fortunatamente la buona classe che i Nostri dimostrano ad ogni uscita per il momento ha sempre avuto la meglio, riuscendo a scacciare la staticità evidente che però non incide negativamente nei risultati ottenuti, quasi sempre sopra la media.
“The Reckoning Dawn” nonostante i suoi 57 minuti di durata è molto difficile che riesca ad annoiare, le melodie hanno fin da subito una presa forte sull’ascoltatore e regalano un’esperienza molto piacevole. È un disco sicuramente per i fan del gruppo perché ricalca appieno il loro stile ma che mi sento di consigliare anche a chi magari cerca un tipo di black metal tranquillo e vuole un ascolto più leggero e rilassato, dato che i momenti di aggressività sono del tutto assenti.