Oggi ho tra le mani l’album di debutto, nonchè self-titled, di questa band death metal americana, i Widowmaker. Già la copertina fa la sua porca figura: un uomo incatenato e bendato, una scenografia inquietante, logo articolato ma incisivo e soprattutto leggibile… Questi ragazzi non sembrano scherzare.
“The Nihilist“ ha l’arduo compito di presentarci il disco, e non fallisce. I due chitarristi si muovono agilmente tra riff solenni, breakdown spaccaossa e lick di stampo death più tradizionale. La sezione ritmica sostiene il tutto alla perfezione, aggiundendo la pacca necessaria a godersi i pezzi e invitando all’headbanging. Il vocalist Matt Childers dà prova delle sue abilità nel secondo pezzo, “Paragon“: il growl e lo scream non hanno segreti per lui e danno, insieme alle chitarre a sette corde, un tocco più moderno al tutto.
Dico moderno perchè non è un disco death in stile old school: questi ragazzi risentono delle influenze della nostra epoca ma dimostrano di conoscere gli stilemi del metal estremo classico. Le sezioni dei vari brani infatti mostrano la melodicità unita alla cattiveria del black, i tecnicismi brutali e la velocità del death, le ritmiche complesse del deathcore. Questo è ciò che mi ha conquistato di questo album, il mix di vari stili non risulta in un’accozzaglia ma è ben sviluppato all’interno dei sette pezzi e dà il meglio di sè nell’ultima traccia, “The Illusionist“. Notevole anche la compattezza del prodotto, in quanto i pezzi si lasciano ascoltare tutti di fila senza annoiare lasciando solo un minuto esatto di respiro a metà disco, “Regression“.
Concludendo, questi Widowmaker hanno decisamente trovato la loro strada al primo colpo, anche se non hanno creato niente di nuovo. Di certo quello che fanno lo sanno fare molto bene e lo dimostrano ampiamente: se siete fan dei vecchi Whitechapel o dei Carnifex, questo è un disco da non lasciarvi sfuggire.