WARBRINGER – Woe To The Vanquished

by Manuel Demori

Quando sei ormai convinto che il Thrash Metal non abbia più molto da dire, ecco che arrivano i Warbringer con il loro nuovo album “Woe To The Vanquished” a smontare tutte le tue convinzioni. Era il 2004 quando a Newbury Park, in California, una band Thrash Metal di nome Onslaught (nome in seguito modificato per l’omonimia con la band inglese) nacque dalla mente del cantante John Kevill, del chitarrista John Laux e di alcuni loro compagni di scuola. Dopo diversi cambi di line-up, nel 2007 i Nostri firmano il contratto con la Century Records e, l’anno successivo, pubblicano il loro primo album, “War Without End“. Quasi dieci anni dopo, e con John Kevill come unico esponente della formazione originale, i Warbringer pubblicano con la Napalm Records “Woe To The Vanquish”. 

L’album, composto da otto brani, ci fa restare subito senza fiato col primo pezzo “Silhouettes“. Riff incalzanti, un muro di batteria e un urlo iniziale di John Kevill che ci riporta un po’ alla mente l’insuperabile Raining Blood degli Slayer, rendono questo pezzo una degna opener che ci fa ben sperare nel prosieguo. Seguono a ruota la titletrack, “Woe To The Vanquished“, classico brano senza troppi fronzoli, e “Remain Violent” il cui intro ricorda ancora una volta lo stile degli Slayer. Puro Thrash senza troppe sorprese per “Shellfire” e “Descending Blade“. Più complesso nell’ascolto invece “Spectral Asylum“, pezzo a tratti lento, con un mix di chitarra pulita e distorta che incontreremo più volte nei ritornelli. Il penultimo brano, “Divinity of Flesh“, ci trasporta direttamente verso l’epica “When The Guns Fell Silent“, di ben 11 minuti di durata, che conclude l’album della band statunitense. In questo brano molto variegato sentiamo veramente di cosa sono capaci i Warbringer. Seguendo la musica e il testo siamo letteralmente trasportati nelle trincee della Prima guerra mondiale, in mezzo a combattimenti cruenti e senza sosta, compiuti solo per mantenere la posizione… e dopo la battaglia, il silenzio. Un urlo di dolore squarcia l’aria.

“E quando i cannoni finalmente tacquero, nulla rimase del passato. Il mondo che conoscevo era morto e non esisteva più. La mia anima è in pezzi e non riesco a vedere l’alba”

Nel complesso i Warbringer hanno prodotto un album al di sopra della media delle band Thrash Metal in circolazione, un album che non ha paura di confrontarsi con alcuni dischi eccezionali usciti in questi ultimi mesi, vedi Kreator e Testament in primis. Di certo, continuando su questa linea, i Warbringer avranno ottime chances di arrivare al top in questo genere, il quale sembrava non avesse più nulla da offrire e che invece ha ricevuto nuova linfa dalla band statunitense.

 


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