Una misteriosa band Gothic Metal, così amano definirsi i WALK IN DARKNESS, ovvero un gruppo dove tutti i membri hanno l’abitudine di presentarsi incappucciati, fatta eccezione per la vocalist Nicoletta Rosellini. I Nostri hanno esordito appena un anno fa con “In the Shadows of Things” nel quale proponevano un gothic metal melanconico con accenni sinfonici e numerose collaborazioni all’attivo. “Welcome To The New World” è il secondo full-length di questi singolari musicisti e uscirà in digitale il prossimo 17 febbraio.
Concetti elaborati emergono nella presentazione che il gruppo da di sé, così come nei testi dalla marcata impronta esistenzialistica. I WALK IN DARKNESS coprono i loro volti per lasciare che sia la musica a parlare, per non restare vincolati agli schemi dominanti nel panorama goth e sinfonico, ed essere così liberi di ricercare un’estetica elegante ma al tempo stesso viscerale. “Welcome To The New World” vorrebbe essere il degno seguito di un esperimento che l’anno scorso ha portato buoni frutti, otto tracce esoteriche bramose di esercitare un potere ammaliante sull’ascoltatore, potere che andiamo ora a valutare.
A scanso di equivoci, chi scrive deve ammettere di non essere riuscito ad apprezzare il disco nonostante abbia un parere positivo per il precedente “In The Shadows of Things”. Partendo dai pregi, “Welcome To The New World” offre un’ottima performance di Nicoletta, la quale ci sembra maturata a livello tecnico. La sua voce è stata egregiamente registrata, senza sbavature di sorta, e rappresenta senza dubbio la punta di diamante del disco. La timbrica ci ricorda per impostazione alcuni mostri sacri del panorama gothic e suoi derivati, in particolare la triade Cristina Scabbia, Floor Jansen e Amy Lee. Quella che abbiamo è una voce che non ama destreggiarsi su registri troppo alti, ma preferisce l’avvolgente sicurezza dei toni medi dove può rendere al meglio. L’accompagna un’esecuzione strumentale precisa e diretta, priva di qualunque orpello virtuosistico. Fin qui, il parere è positivo. Quello che non convince per nulla, invece, è il songwriting e ciò soprattutto in relazione con l’album d’esordio. “In The Shadow of Things” presentava infatti una maggiore varietà al proprio interno, con tastiere e accompagnamenti sinfonici molto più marcati, mentre in “Welcome To The New World” è solo la voce a emergere. Le tastiere sono soffuse, quasi avessero paura di disturbare, e anche l’utilizzo degli archi resta sempre contenuto, il che non è necessariamente un male, a patto che ogni strumento riesca a risaltare nel contesto.
Il rifiuto della filosofia che cerca ritornelli e riff d’effetto sembra qui ritorcersi come un boomerang contro i nostri misteriosi musicisti, che nemmeno dopo numerosi ascolti riescono a restare impressi nella memoria dell’ascoltatore. Le melodie, per quanto ben fatte, sono piatte, sanno di già sentito e non incentivano l’ascoltatore a cantare col gruppo. Qualcosa si smuove a partire dalla quarta traccia, “Rome”, dove subentra un’energia che nei primi brani mancava totalmente, e con “A Way to The Stars”, di sicuro la migliore del lotto per il suo inizio a mo’ di ninnananna sapientemente interrotto da un bridge da power ballad che apre a un ritornello dove la voce si fa più massiccia, alla Jansen per l’appunto. Peccato per la timidezza delle tastiere e i loro suoni terribilmente artificiali.
Con dispiacere dobbiamo constatare dunque che, a livello di songwriting e ispirazione, questo “Welcome To The New World” ci sembra un’involuzione rispetto al passato, motivo per cui rimandiamo i WALK IN DARKNESS al prossimo album per poter meglio interpretare il loro cambio di direzione.