I Visions Of Atlantis hanno sempre avuto un problema: la discontinuità. A partire dai brani dello stesso album, alcuni di spicco, altri più anonimi, ma sopratutto per quel che ne concerne i componenti. A parte il batterista Thomas Caser infatti, tutti gli altri membri dal 2000 (anno di fondazione della band) ad oggi sono ruotati in continuazione. Il buon metal-archives segnala addirittura 15 musicisti passati e sostituiti. Tra questi una doverosa menzione va a Nicole Bogner, prematuramente venuta a mancare 7 anni or sono, all’età di 27 anni: è stata la prima cantante dei VoA e se la band austriaca oggi ha raggiunto un’importante nomea nel Symphonic Metal è anche grazie a le ed alla sua straordinaria voce. Riposa in pace, ovunque tu sia.
Tralasciando la crudeltà del destino e della vita, questo continuo cambiare i componenti non ha mai aiutato la band ad imporsi ai livelli raggiunti da altre band dello stesso filone (penso ad esempio ai Delain) perché spesso e volentieri tra un album e l’altro lo stile della band veniva (quasi) stravolto.
Invece dal precedente “The Deep & the Dark” a questo “Wanderers“, in uscita il 30 Agosto 2019, e di cui parleremo in questo articolo, i musicisti sono stati confermati in blocco, con un’eccezione: il cantante Siegfried Samer è stato sostituito dal nostro connazionale Michele “Miele” Guaitoli (Kaledon, Overtures, Temperance). Confermatissima invece la voce femminile Clémentine Delauney.
“Wanderers” è l’evoluzione di “The Deep & the Dark”: si intravede il filo conduttore ed è senza dubbio una fattore positivo per la crescita della band. In “Wanderers” non ci sono mai cadute a vuoto, brani che danno l’idea di essere dei riempitivi, è un album piacevole dall’inizio alla fine che trasmette sensazioni positive, con alcuni picchi di livello assoluto.
L’opener “Release My Symphony” è una suite di 7 minuti che ci immerge immediatamente nella magia del mondo VoA: la voce, ora delicata, ora potente, di Clémentine e quella più stile power di Michele si intrecciano con la sinfonia che è un piacere per le orecchie. Le voci si alternano e si sovrappongono, ma senza mai sopraffarsi. L’assolo di Christian Douscha aumenta il livello qualitativo del brano; riff stile power e archi incidono nella sensazione di assoluta epicità che il brano ci trasmette. La tastiera che ci accompagna durante tutto il brano e con cui si conclude il pezzo è sublime.
“Heroes of the Dawn” meno epico della opener, ma molto catchy , con tanto di flauto (in stile recenti Nightwish) e assolo di Christian che, passatemi il termine, definirei “ipnotico”. “Nothing Lasts Forever” è una ballata agrodolce, non particolarmente originale nella melodica, ma in cui non si può non apprezzare ancora una volta (e lo faremo spesso) lo stupendo intrecciarsi delle voci di Michele e Clémentine. “A Journey to Remember” è forse il singolo per eccellenza: orecchiabile, ritmato, potente, con un’azzeccata verve power. “A Life of Our Own” e “To the Universe” mantengono alto il livello di “Wanderers”, rimanendo sul filone Symphonic/Power.
“We will face our demons, the worst of their wraths
A true heart, the only lighthouse”– A Life Of Our Own
Afraid to give in
To the worries that stick to my skin
Praying at night to a god with no nameLight has won
Here comes the sun
If we find who we are meant to be
If we take the path no one can see– To The Universe
“Into the light” è un pezzo tanto delicato e lento, quanto potente, dal ritmo calmo e raffinato, ma potente nell’interpretazione di Clémentine, da pelle d’oca. “The Silent Scream” ci riporta a livelli più catchy, in cui la potenza della voce di Michele rappresenta l’urlo di dolore della Terra, che si sovrappone alla dolcezza di quella di Clémentine, a rappresentare che c’è ancora speranza affinché le cose vadano meglio. “The Siren & the Sailor” è una melodia orientaleggiante in cui le due voci hanno un ruolo molto teatrale. “Wanderers“, la title-track, ci ripropone il binomio pianoforte-voce femminile della precedente “Into the light” ma con un’atmosfera diversa, struggente, devastante, per poi chiudere con un crescendo di emozioni: probabilmente il pezzo migliore dell’album, con ancora una volta una grandiosa Clémentine.
As we live, we will grow,
As we learn, we will know
That there is nothing greater
Than to find our home– ‘Wanderers’
L’album si chiude con “At the End of the World“, un pezzo energico e frenetico che ha l’unico demerito di ammazzare l’atmosfera magica creata dalla title-track e forse per questo non ce la si gode fino in fondo.
“Wanderers” è molto piacevole e mantiene un alto livello per tutti i circa 60 minuti. Clémentine e Michele sono le punte di diamante dell’album anche se la sensazione è che il nostro connazionale non sia stato “sfruttato” appieno come fatto con la francese. Sicuramente in futuro ci sarà la possibilità di farlo.
Un capitolo a parte lo meritano i testi: sempre con un finale positivo, speranzoso, di luce nonostante le inevitabili ombre. Così come le melodie, anch’essi lasciano sempre un senso di fiducia in noi, nel prossimo, nell’umanità, per la terra.
In conclusione, “Wanderers” è un viaggio suggestivo con grandi orchestrazioni e paesaggi sonori magici, se amate il Symphonic Metal l’ascolto è d’obbligo!