Gli Utopia sono una band Prog metal di Roma che hanno esordito nel 2010 nel mondo musicale con il loro primo album: Ice and Knives con cui hanno ottenuto una discreta notorietà in Italia e all’estero. Mood Changes è il loro secondo album, pubblicato lo scorso 11 gennaio dopo un periodo di pausa e il cambio del batterista. Si tratta di un album di un’ora abbondante (1.03.10) conteneti canzoni che scorrono leggere e lisce come l’olio con pochissime sforzature, alternando pezzi con riff rock a quelli tranquilli conditi da virtuosismi indiscutibili dei vari strumentisti quali tastierista, chitarrista, bassista e batterista in ordine di rilevanza accompagnati da una voce quasi femminile. I suoni sono puliti e ben armonizzati tra di loro, ricordano in alcuni punti dell’album il genere blues che si sente di rado alle sagre paesane, per il resto non c’è molto da aggiungere.
Tra le canzoni più rilevanti del lotto troviamo:
Corpus caeleste: secondo pezzo dell’album, primo a essere definibile progressive rock-metal. Sette minuti che passano in fretta con una composizione complessa: inizio cattivo seguita da un’alternanza di ritornelli di voce e tastiera placidi e riff prog dove fanno da padroni chitarra e basso; il tutto incorniciato dalla batteria che dall’inizio alla fine non sfigura con gli assoli degli altri strumenti;
I want to know: terza canzone dell’album. Sostituite un testo in italiano, magari su una melensa storia d’amore dal diabete facile, e sicuramente passerà il provino per esibirsi a Sanremo. Probabilmente arriverà al terzo-quarto posto (classifica media delle canzoni che hanno successo finito il “festival” ndr). Se il genere vi piace, la riascolterete parecchio. Tra la tastiera che fa quasi da padrone assoluto e gli assoli di chitarra che impreziosiscono il tutto è una canzone gradevole per la maggior parte delle orecchie e che rimane comunque in mente.
Black drop: sesto pezzo dell’album. Se siete bassisti o comunque prediligete il suono dello slap, sarà la prima canzone che riascolterete appena finito l’album o il brano stesso (sono aperte le scommesse). Nulla da togliere agli altri strumenti che cooperano in più punti dando assoli progressive, soprattutto chitarra e tastiera che si alternano a metà canzone con i loro virtuosismi. Come accennato sopra, questa è una delle poche canzoni veramente progressive rock dell’album
I will try: nona canzone. Tastiera, chitarra e basso fanno da padroni con i loro assoli, alcuni che sono classico rock, altre che sfiorano il jazz e il blues. Presenti come in tutte le altre canzoni pezzi di voce, batteria e tastiera, ma si limitano a intervallare i riff per evitare che sia un continuo di strumentale che risulterebbe quasi piatto. In questa canzone più che in altre si possono sentire i vari generi che influenzano gli Utopia riassunti in quasi otto minuti.
Riassumendo, rispetto al primo album hanno prediletto la componente pop ma soprattutto quella progressive, lasciando quella rock – metal in secondo piano, relegate a circa metà delle tracce dove coesistono comunque con la corrente maggiore. Merita comunque un’ora del proprio tempo ad ascoltarlo, ma definirli prog metal è eccessivo, si possono classificare più che altro come progressive rock/prog alternative complessivamente.