Giunge dalle finniche terre “Astrala“, quarto full length per la band druid metal Unshine, fautrice di una musica molto più melodiosa di quanto ci si possa aspettare anche solo dalla copertina dell’album.
Le radici sonore del gruppo si possono ritrovare non solamente nel metal di stampo heavy e gothic, ma spaziano senza una vera soluzione di continuità dal rock progressivo anni ’70 al black metal, come dimostra bene la canzone “The Masks of Enchantment“, probabilmente una delle più riuscite del disco, in cui fanno capolino riff ispirati tanto dai Jethro Tull quanto dagli Enslaved.
Tema centrale di “Astrala”, come del resto di tutta la musica degli Unshine, è il rapporto tra l’uomo e la natura, con quest’ultima presentata non come nemica, ma come nostra casa, tanto fisica quanto spirituale.
Ad occuparsi delle linee vocali è in primis la cantante Susanna Vesilahti, sicuramente dotata, ma che sembra di quando in quando essere “imprigionata”, assieme al resto del quintetto, in una ricerca forzata della melodia ad ogni costo. Proprio questa ricerca risulta essere il vero punto debole di una band capace sì di mettere in musica malinconia e folklore delle proprie terre, ma che spesso arriva a vanificare con le proprie mani il tentativo di creare qualcosa di epico e memorabile, cadendo nella poca originalità (“Druids Are A-Coming” sembra provenire dalla discografia degli Iron Maiden), nella ripetizione e in un generale appiattimento del lavoro proposto.
La ricerca di melodie eteree si riflette purtroppo anche nella stessa registrazione del disco, particolarmente sbilanciata verso i suoni alti, a discapito delle tonalità basse, che in un album del genere avrebbero potuto fare la differenza.
In totale sono dieci le canzoni presenti nell’album, per una durata complessiva di oltre 54 minuti, tra le quali spicca più per lunghezza che per altro la closer “The Forest“, la cui durata si attesta ben oltre i dieci minuti.