Gli Unanimated tornano sulla scena dopo nove anni di assenza. Tornano con un mini album, uscito il 7 agosto, contenente solo quattro tracce, ma che in realtà si tratta di un’anticipazione di quello che sta accadendo attualmente negli studi di registrazione, ovvero la realizzazione di un vero e proprio CD previsto per la primavera del prossimo anno.La band svedese non ha mai brillato per continuità, né a livello temporale – hanno all’attivo solo due demo e tre full-length pur essendo presenti sulla scena da trent’anni – né a livello di componenti – cambiati più rapidamente di un paio di mutande. Ciononostante non è possibile lamentarsi della produzione, che negli anni ha continuato a perseguire l’obiettivo di creare un sound davvero estremo, anche in questa ultima uscita.Ma vediamo più da vicino le tracce di questo nuovo mini album, che si apre col pezzaccio per eccellenza: “Adversarial Fire“.
Ebbene, sembra di ascoltare i Nifelheim: a tratti la traccia appare ironica e brillante, con un contrappunto voce/chitarra particolarmente coinvolgente. In chiusura il dialogo tra il basso di Richard Cabeza e la chitarra di “Jojje“ Bohlin si fa intenso e deciso.
“From a Throne Below“ delude. Stessa spiaggia stesso mare: la sensazione del “già sentito” permane per tutti i sei minuti di registrato. Convince solo il gran pestato della batteria, caratteristica dominante del pezzo.
“Of Fire and Obliteration“ riassetta il mood dell’ascoltatore, che viene cullato da un’esecuzione acustica ben elaborata e trapuntata da voci strazianti che le conferiscono profondità. Al tutto manca però quel tocco in più, il pepe “quanto basta” che possa dare gusto al tutto.
Il pezzo più melodico è certamente l’ultimo, “Annihilation“, il quale, oltre a battezzare il mini album, crea una certa aspettativa grazie ad alcune punte d’intensità, effetto che si frantuma però verso la fine, lasciando decisamente l’amaro in bocca.L’impressione è che il gruppo stia rimanendo un’incubatrice per strumentisti che danno il loro meglio in altre band. Si contano, infatti, tra le fila dei presenti e passati membri degli Unanimated, musicisti ingaggiati coi Dissection, gli Entombed, i Dark Funeral… eppure questa miscela non riesce a lasciare il segno, nonostante l’album del 2008, “In the Light of Darkness”, avesse fatto gridare al salto in avanti.
Hanno comunque già qualche data in programma per il 2019 e per la prima volta muoveranno i primi passi nel continente americano. Che sia giunto il momento di dedicarsi più seriamente alla promozione di questo progetto?
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