La prima metà del 2017 è ricchissima di release veramente ottime, ma nel caso degli olandesi ULSECT forse abbiamo già il mio personalissimo album dell’anno. Al collimare dell’estremo chaos organizzato dei Dodecahedron e l’enorme inventiva dei Textures, troviamo gli ULSECT, una realtà giovanissima ma dalle capacità e determinazione esemplari.
L’omonimo “Ulsect“, pur essendo un debutto, è infatti un coagulo di idee meravigliose e al contempo malatissime. Fatto di suoni tetri, dissonanti, laceranti ma con alcuni spunti di luce lungo un tunnel che perdura per otto brani densissimi di emozioni contrastanti. Le atmosfere meno cupe e più ariose di stampo prog mitigano l’assalto sonoro e psicologico del lato malato della band, rendendo i brani più equilibrati ed incisivi, mai eccessivi in quanto melodia e sperimentazione, con il focus sempre precisamente puntato sulla sensazione di smarrimento che la musica dei Nostri suscita. L’attenzione viene rapita dall’enorme dinamica dei brani che, per mezzo di intermezzi atmosferici, momenti più e meno violenti, slanci minimamente melodici e fasi decadenti danno un’amalgama molto funzionale all’intero disco, che non stufa mai e invoglia a premere replay. La cosa che più mi colpisce a livello compositivo è l’assenza di fronzoli ma al contempo l’enorme stratificazione di suoni, tanti layer che contribuiscono a generare un sound specifico, unico: fresco anche nella sua tragedia, una caratteristica degli Ulsect che mi aveva colpito fin dal primissimo singolo e che a suo modo è figlio della grande capacità già dimostrata dagli olandesi nei rispettivi progetti.
“Ulsect” è un disco suonato da grandi musicisti, interpreti e arrangiatori con una dedizione esemplare, qualità che emerge anche dalla produzione molto naturale e accurata che lascia venir fuori la vera anima della band senza troppi filtri. Un disco sicuramente in your face, nel bene e nel male. Scelta molto controcorrente il uno scenario dove l’iperproduzione inizia a far scomparire la reale caratteristica delle band. Se siete amanti dei suoni particolari, alienanti e soprattutto cattivi ma con finezza, gli Ulsect fanno per voi, ennesimo colpo gobbo per Season Of Mist, che mette in roster l’ennesima band con un futuro già brillantemente scritto: stellari.