“You will fight till the end of the night!”
Oggi ci troviamo di fronte ad un album molto particolare: “The Legend of the XII Saints” made by quella fantastica band dal nome Trick or Treat, in uscita il 24 aprile via Scarlet Records. Se c’è una cosa – fra le tante – che questi ragazzi hanno dimostrato di saper fare davvero bene, è pescare a piene mani emozioni, ricordi e sentimenti dai cuori del pubblico e farli rivivere dando l’impressione di tornare ai bei momenti dell’infanzia. C’erano riusciti alla grande con “Re-Animated” e conquistano il podio con questo nuovo lavoro; ci hanno stuzzicati facendoci desiderare l’album rilasciando una traccia ogni mese e per chi come me pensava erroneamente che non si potesse rendere ancor più epica una saga come quella della corsa alle 12 case dello zodiaco, sorpresa! Era possibile e ce l’hanno dimostrato.
L’album parte con un’intro fortemente atmosferica, un’ode alla dea Atena (protettrice dei guerrieri e colei a cui i cavalieri sono devoti) che richiama e cattura immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore focalizzandola sulla solennità degli eventi che saranno raccontati, mentre una voce narrante rende chiaro quale sarà il compito dei cavalieri ed il loro scopo finale. L’intro precede 13 brani, uno per ogni cavaliere d’oro più il tredicesimo che narra della conclusione di questa epica battaglia; ho apprezzato molto il dettaglio dei titoli, ognuno dei quali include il nome del cavaliere e del suo principale colpo d’attacco all’interno della serie e i relativi artworks realizzati da Alessandro Conti – artista a 360 gradi belli pieni, grande tatuatore ed illustratore oltre che cantante – sono assolutamente fenomenali. L’album vede inoltre la partecipazione di due ospiti, quali il cantante Yannis Papadopoulos (Beast in Black) per il brano “Gemini: Another Dimension” ed il tastierista Alessio Lucatti (Vision Divine, Deathless Legacy).
È notevole il modo in cui siano riusciti a rendere canzone l’essenza di ogni personaggio, ad esempio la terza traccia “Taurus: Great Horn” è emblematica da questo punto di vista: ascoltandola possiamo affermare che tutto (la cadenza, i riff, gli acuti graffiati, ecc.), a partire dall’intro, traduca in suono la “pesantezza” di un cavaliere grande come un colosso e dalla resistenza impenetrabile quale rappresentante del segno del Toro, sembra quasi di sentirlo camminare. Non solo; ogni testo manifesta nel dettaglio la psicologia di ogni personaggio, ogni brano meriterebbe una menzione speciale proprio per questo motivo, risultano tutti fortemente peculiari e perfettamente aderenti alla matrice originaria. Nella quarta traccia “Gemini: Another Dimension” per esempio è evidente come la parte oscura del cavaliere dei Gemelli prenda progressivamente il sopravvento man mano che il brano si sviluppa, annegando il valore di un “prescelto” nella sete di potere. Nella sesta traccia “Leo: Lightning Plasma” il protagonista è diviso a metà fra i dubbi relativi alla condotta di suo fratello (cavaliere del Sagittario) e l’affetto che prova nei suoi confronti, il quale alimenta il desiderio di riscattare entrambi, non solo sé stesso; egli manifesta la chiara volontà di diventare il più forte fra i cavalieri d’oro col fine di riabilitare il loro nome. Nella settima traccia “Virgo: Tenbu Horin” l’arroganza, la saccenza e la cieca convinzione del sesto custode sono riportate realisticamente, l’attenzione ai dettagli presente in questo album è più che notevole. “Io sono il più vicino a dio” è la frase che designa da una parte la potenza spirituale – e dunque energetica – di un guerriero così forte da poter combattere ad occhi chiusi e dall’altra la decadenza di una serie di certezze vuote, il tutto su uno sfondo musicale dal sapore orientaleggiante e mistico, come la natura del personaggio di Virgo. Meraviglioso. Due tracce che spiccano maggiormente rispetto alle altre sono, a mio parere, la quinta e la decima; la quinta narra del cavaliere del Cancro ed è probabilmente la più peculiare di tutto l’album, l’aggettivo che meglio può rendere l’idea è l’inglese “twisted”. Il quarto cavaliere è a guardia della porta dell’inferno; si tratta di un personaggio oscuro che incarna la malvagità fine a sé stessa: egli infatti decora le pareti della sua casa con i volti delle vittime innocenti della sua deviazione mentale e l’inquietudine originata da questa figura è resa sapientemente con il coro di voci delle anime dannate che pronunciano ripetutamente il suo nome in una macabra invocazione, mentre una voce demoniaca recita: “They are screaming my name, they want my head, they are smashing me, they gonna make me suffer”; il basso svolge un ruolo preponderante in questo brano e risulta essere di grande effetto. La decima canzone riguarda il segno del Sagittario e trovo azzeccatissima la scelta di farne una ballad, diversa quindi dalle altre e ben collocata in quanto il cavaliere del Sagittario svolge un ruolo particolare nella saga: l’artwork lo ritrae infatti con in braccio la dea Atena ancora neonata, fu lui a sacrificarsi per salvarle la vita. È un brano carico di pathos che trasporta nello struggimento di un uomo pronto a donare la vita per i propri ideali; assolutamente geniale la scelta di inserire uno spoken il quale recita l’iscrizione che gli eroi trovano una volta giunti alla nona casa. La ciliegina sulla torta è rappresentata dai cori pensati ad hoc che rendono il tutto altisonante, aulico e trascendentale.
Da appassionata ho esultato non poco alla notizia della nascita di questo album; può essere apprezzato da chiunque in quanto si tratta di un lavoro di spessore e di livello tecnico molto elevato, ogni singolo strumento sembra parlare, ma per chi è cresciuto con il capolavoro di Masami Kurumada, l’ascolto si trasforma in un vero e proprio viaggio nella volta celeste.