Non è facile etichettarli di un solo genere. Come ben sappiamo, gli In Tormentata Quiete si differenziano dalle altre band per il loro continuo mutamento nel sound. Un po’ folk, un po’ jazz, ma anche ambient, progressive e una manciata di black. D’altronde questo è l’Avantgarde, non si sa mai cosa aspettarsi.
Reduci dal 2014 con il loro full-length “Cromagia”, il combo di Bologna attira sempre di più i curiosi e i desiderosi di ascoltare nuove sperimentazioni. Con tre voci (due maschili e una femminile) creano un impatto sonoro che colpisce e al contempo emoziona. Con “Cromagia” avevano modificato il loro approccio stilistico verso il sinfonico e il folk. Qui, invece, si riparte dalla genesi della loro carriera e lo si percepisce già da subito nella prima traccia.
Per quest’album, gli INTQ hanno affrontato tematiche molto complesse: la base di “Finestatico” è la riflessione sull’infinità del cosmo e su ciò che potrebbe rivelare al genere umano attraverso lo studio dei pianeti, stelle e buchi neri. Ambiziosi: questo è l’aggettivo più appropriato per descrivere questa band. Ambiziosi nel tentare di dare forma a pensieri che frullano in testa a tutti noi esseri umani. E devo ammettere che ci sono riusciti alla perfezione!
“Zero” apre le danze con un intro di tastiere che richiamano paesaggi galattici per poi esplodere in pura furia black accompagnata da una calda voce femminile, in pratica l’esatto opposto dello scream.
Si passa alla seconda traccia “Sole” e il ritmo diventa più calmo rispetto alla precedente. Su “R136A1” troviamo tecnicismi di chitarra e batteria di stampo progressive, con un approccio vocale più pulito dopo il growl iniziale.
“Eta Carinae” , dai sapori pinkfloydiani, ci accompagna in questo continuo viaggio nel cosmo che sembra non avere mai fine. Si procede a passo spedito con “Sirio” e con l’eterea “Rr Lyrae” finendo con “Demiurgo“, brano atmosferico che si apre con continue ed ossessive voci e prosegue fino alla fine con tastiere che ci offrono visioni di una galassia dai magnificenti colori.
In definitiva, non è facile ascoltare “Finestatico“. Se però si riesce a comprendere ciò che vuole esprimere, è capace di catturare al primo istante.