Dei Tides from Nebula ci si può decisamente fidare. Il gruppo strumentale polacco ritorna con il suo quarto full-length. Il quartetto si è sempre dedicato ad un post-rock molto classico, piacevolmente convenzionale ma dalle idee chiare ed efficaci. I tre album precedenti, affiancati da un paio di singoli e da una registrazione live, sono sempre stati accolti piuttosto bene da critica e pubblico, anche nei numerosi concerti che la band tiene spesso e volentieri in giro per il mondo.
Safehaven è un proseguimento naturale della carriera del quartetto polacco, in linea con la sua produzione precedente e, in generale, con le più valide caratteristiche del genere post-rock: le composizioni sono armoniose, gli arrangiamenti curati ed eleganti, le linee melodiche essenzialmente suggestive. Le canzoni scorrono via in maniera fluida e gradevole: ciò è ampiamente favorito dalla produzione sonora solida e convincente. L’aspetto grafico rispecchia tutti questi elementi, concretizzandosi in una copertina semplice e di bell’effetto. Nell’album sono racchiusi otto brani, quasi tutti dalla durata di 5/6 minuti circa.
La prima traccia si intitola proprio Safehaven e ci proietta già nella dimensione che i Nostri vogliono proporre, ma la fioritura si ha dal secondo brano, Knees to the Earth, dalle sonorità ipnotiche che si affacciano all’immenso mare dello shoegaze. Le stesse influenze vengono imbellettate da qualche vivace inserto dissonante in Traversing, quinto capitoletto dell’opera. L’uscita del disco è stata preceduta già nel mese di marzo dal singolo We Are the Mirror: settima e penultima traccia, è sicuramente uno dei brani più memorabili dell’album.
I nostri conoscono molto bene le maree in cui sguazzano e ne sanno trarre dei prodotti di indiscussa qualità. Forse non c’è niente di eccelso, ma sicuramente l’efficacia del loro lavoro non si può mettere in dubbio. Per gli amanti del genere, decisamente raccomandato: si tratterà sicuramente di un album gradito.
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