“Leviathan” è il titolo del nuovo album dei Therion, in pubblicazione da Nuclear Blast Records il 22 Febbraio. Bisogna ammettere che ci si trovi di fronte ad un ascolto insolito in una certa misura, in quanto esso costituisce una sorta di esperimento per la band che ha voluto per la prima volta tentare un approccio differente: avendo sempre composto musica prima di tutto per sé stesso e per il proprio gusto, come da lui dichiarato, Christofer Johnsson ha deciso di accogliere la richiesta reiterata dai fan naturalmente affezionati ai grandi successi del passato ed ha composto una sorta di “greatest hits” ex novo, un album di inediti deliberatamente ispirato ai più famosi brani dei Therion. Si tratta di una scelta che a molti potrebbe far storcere il naso, per quale motivo comporre ciò che qualcun altro chiede? Non potrebbe tradursi in una carenza di personalità? Si tratta dell’unica strada mai tentata dal compositore svedese; nel corso della sua carriera il gruppo ha spaziato davvero molto dal punto di vista compositivo, addentrandosi in tunnel di influenze musicali provenienti da qualsiasi genere e tempo -senza mai perdere la propria identità marcatamente operistica-, da qui la decisione di accogliere questa nuova sfida ed esaudire l’eterna richiesta degli affezionatissimi. La scelta non snobilita il risultato: ne deriva un album impeccabile dal punto di vista tecnico ed indubbiamente di alto livello data l’esperienza della band; di fatto, è un prodotto che sicuramente troverà l’approvazione di chi l’ha chiesto a gran voce, in quanto presenta letteralmente tutti gli elementi caratteristici dello stile compositivo dei Therion: cori altisonanti, virtuosismi vocali, variazioni ritmiche evocative, atmosfere metafisiche, temi che solleticano l’immaginazione. Personalmente, trovo interessante l’esperimento ed apprezzo molto la voglia di uscire dalla propria “comfort zone” e sperimentare; del resto è ciò che ha portato la band a produrre così tanti successi nel corso del tempo ed è proprio uno dei motivi per cui il loro pubblico li ama. Ma parliamo di qualche highlight del disco: per cominciare, l’ascolto inizia “a bomba” con “The Leaf on the Oak of Far”, un pezzo decisamente energico e dalle sonorità old school che prende figurativamente a schiaffi l’ascoltatore, come a volergli dire: “Hey! Svegliati c*****e, siamo i Therion!” e devo dire che questo impatto risulta divertente; la seconda traccia, “Tuonela”, merita una menzione d’onore in quanto vede la partecipazione della storica voce metal dei Nightwish Marko Hietala, con il quale si riscopre questa sorta di Finnish vibe ben nota nell’ambito dei generi metal. Fra i brani più interessanti spicca sicuramente “Ten Courts of Diyu”, traccia di chiusura dell’album ispirata alla mitologia cinese nella quale Diyu è il regno dei morti; le dieci corti menzionate nel titolo sono i dieci livelli/camere in cui l’inferno è suddiviso e l’intro di questa canzone richiama perfettamente l’ambientazione orientale catapultando l’ascoltatore in uno scenario epico/mitologico per un ultimo viaggio prima del termine dell’ascolto. Altrettanto interessante ed accattivante è l’utilizzo di più lingue all’interno di uno stesso pezzo, in questo caso nella traccia “El Primer Sol” in cui le due lingue si amalgamano bene creando una bella melodia assieme alla base. Se dovessi puntare il dito su due tracce veramente sopra le righe, sicuramente sceglierei “Nocturnal Light” e “Psalm of Retribution”, in assoluto i due brani più epici di tutto l’album e quelli che -secondo me- meglio esprimono il concetto alla base di questo lavoro: una sorta di “Carta d’Identità” che illustra chiaramente per quale motivo la carriera di questo gruppo è stata così longeva. Mi sia concessa una piccola parentesi iniqua e personale: Chiara è, come sempre, assolutamente favolosa.
In conclusione, è un ascolto che consiglio soprattutto a coloro che avranno delle riserve appena sapranno come sia nato l’album; si potrebbe pensare che sia meno valido di altri per via della sua natura ma, da redenta peccatrice, vi assicuro che non è assolutamente così.