THERION – Beloved Antichrist

Si intitola “Beloved Antichrist” l’opus magnum dei Therion pubblicato da Nuclear Blast Records, finalmente giunto a noi dopo grande attesa; si tratta di una vera e propria Opera divisa in tre atti, per tre album, in cui ogni canzone è effettivamente una scena, della lunghezza totale di tre ore e quattro minuti. Un progetto molto ambizioso e a tratti innovativo, in quanto la band è intenzionata a metterlo in scena nei teatri appena possibile; rappresenta inoltre la più importante realizzazione musicale del compositore Christofer Johnsson, al lavoro su questo progetto da molto tempo.

L’artwork della copertina ricorda in modo diretto i fasti dell’antico Impero Romano, sembrando quasi una fotografia scattata durante un viaggio in loco ai nostri tempi; i ruderi, il busto posto su un piedistallo al centro, il suolo verdeggiante, i raggi del sole che filtrano tra le nuvole, costituiscono uno scenario che preludia i toni e le atmosfere dell’Opera che custodisce. L’intero progetto è ispirato a “Il racconto dell’Anticristo” di Vladimir Sergeevic Soloviev, tuttavia di esso rimane molto poco, basta un breve ascolto per notare quanto differente sia il risultato finale raggiunto dai Therion, prima di tutto attraverso le voci.

L’Opera inizia con un brano intitolato “Turn From Heaven” dall’intro molto pacata, flebile, che quasi non sembra aprire le porte a un componimento così maestoso, introducendo un basso che risulta essere decisamente predominante in questa fase e che, in modo inusuale ma del tutto azzeccato, accompagna poi un coro di voci femminili verosimilmente angeliche, perfettamente in grado di trascinare l’ascoltatore nell’atmosfera del viaggio che lo attende. È proprio l’atmosfera uno degli attributi prevalenti di questo lavoro, quel fondamentale tocco in più che conferisce carattere e unicità al tutto e lo rende perfettamente riconoscibile, oltre che in pieno stile Therion. Immergendosi nel lungo ascolto ci si sente catapultati in una dimensione differente, plausibilmente un sogno, in cui l’assurdo può divenire reale e il reale assurdo; sensazione che può facilmente essere sperimentata ascoltando brani come “The Arrival of Apollonius”, di cui è doveroso far menzione, in quanto si tratta di un brano dalle atmosfere marcatamente oniriche e fra quelli di maggior carattere nell’intera Opera. L’insieme di cori, componente sinfonica e musica metal crea un perfetto connubio sapientemente strutturato e reso vivo alla maniera dei Therion, magia che raggiunge uno dei suoi picchi massimi proprio in questo brano; la base metal sposa perfettamente l’enorme componente operistica da cui questo lavoro si origina, senza mai risultare stucchevole o eccessivamente artefatta. Proprio la naturalezza è il secondo attributo fondamentale di quest’Opera, una peculiarità poco comune là dove i virtuosismi musicali e canori prosperano. Ogni scena (brano) possiede una propria atmosfera differente dalle altre, nonostante i comuni denominatori; l’alternanza di ritmi pacati e “oscuri” con ritmi energici ed incalzanti decisamente ben bilanciata, fa sì che non vi sia un tema predominante nella composizione, bensì assicura una varietà sonora tale da mantenere sempre attiva l’attenzione dell’ascoltatore, nonostante la lunghezza del prodotto finale.

Le voci scelte per i 29 ruoli risultano essere molto coinvolgenti a livello emotivo, ognuna opportunamente abbinata al personaggio che interpreta; l’intero lavoro regge toni solenni, mantenuti da cori vibranti e a tratti inquietanti, in cui a volte è udibile un mix di tonalità alte e basse contemporaneamente, che rendono così caratteristica e corposa l’atmosfera dei tre album. La varietà dei personaggi garantisce una dinamicità narrativa che rende l’intera storia più interessante e i personaggi femminili, non presenti nel racconto originale, con le loro voci suadenti rendono l’Opera considerevolmente più piacevole e invogliano l’ascolto. Sono presenti parti davvero complesse e tecnicamente ostiche da eseguire sparse in tutto il componimento, soprattutto per il personaggio di Johanna, un plauso va sicuramente concesso alla sua interprete.

In definitiva, quest’Opera non sarà di agile ascolto per coloro che facilmente si annoiano con un sound fortemente sinfonico ed altisonante, lo sarà invece per coloro che trovano poetico e raffinato lo stile dei grandi compositori. È un progetto che potrebbe, oltretutto, avvicinare alla matrice tipicamente metal persone che comunemente non sono attratte dal genere, ben più inclini a qualcosa di classico, mantenendo però ben saldo il pubblico già consolidato dei Therion, che dimostrano ancora una volta di saperci lasciare tutti a bocca aperta.