Tornano i The Warriors con un nuovo album a 8 anni da “See How You Are”. Si tratta di un gruppo californiano hardcore punk nato nel 2002 a Tehachapi ed esordito con “War is Hell” due anni dopo. Nello scorso decennio si sono scatenati rilasciando altri due album e la versione redux del primo full lenght, arrivando a collaborare con band come i Parkway Drive (di cui si sente leggermente l’influenza). Infatti, nella loro canzone “Hollow” è presente anche la voce del cantante Marshall Lichtenwaldt. Ma tornando a “Monomyth“, si tratta di un album metalcore con influenze punk e in alcuni punti techno con inserimento di effetti esterni da synth, ma in maniera più limitata e marginale rispetto a gruppi come gli Attila. L’album è composto da 12 pezzi di una durata che va dai 2 minuti scarsi ai 5, per una durata complessiva di poco meno di mezz’ora.
Tra i pezzi rilevanti:
- “Death Ritual“: quinta canzone. Assieme all’intro arriva a quasi 4 minuti e si distingue per i riff melodici e veloci e la cura usata tra registrazione, composizione e incastri. Batteria pestata, chitarre e basso melodiche ma grintose e voce furiosa chiudono il quadro di un pezzo gradevole e promosso anche su Spotify.
- “Within, Without“: settimo pezzo dell’album. Anche questo pezzo ha una suo intro, ma rispetto a prima si tratta di un pezzo relativamente più tranquillo, con uno schema più semplice e gettonato di riff intervallati da ritornelli e un bridge. A fine pezzo però si sente che manca qualcosa.
- “Burn from the Lion“: decima canzone. Il brano più particolare, dove si fondono effetti esterni melodici e cori a riff dai ritmi forsennati e rabbiosi in puro stile hardcore. Un pezzo breve che però si fa valere dall’inizio alla fine. In particolare questa canzone ha un’outro tutto suo nella traccia successiva, anche se la base esterna che appare è presente come intermezzo in tutta la seconda metà dell’album, anche se con qualche variante.
Rispetto gli album precedenti i The Warriors non hanno perso smalto, mostrando sempre un’ottima grinta. Gli effetti esterni introdotti con “Beyond the Noise” sono stati sviluppati e raffinati, inserendo anche rumori particolari tra cui il gracchio delle vecchie radio, e lo stile introdotto da “Genuine Sense of Outrage” è stato portato avanti, ma quest’ultimo probabilmente verrà considerato dai fan come il loro disco migliore. Rispetto all’album precedente invece, “Monomyth” è comunque un ritorno interessante e articolato, più profondo e godibile.