I The Osedax arrivano al loro terzo album con le idee chiare e tutte le intenzioni per continuare la loro carriera nel miglior modo possibile, riuscendo nell’intento. Dopo i due precedenti lavori, è chiaro come la loro visione sia rimasta immutata e sempre devota allo sludge metal, con varie influenze esterne di stili che si possono legare bene alla sua natura lacerante e talvolta meditativa. “Meridians”, con le sue quattro lunghe tracce, crea un’atmosfera intrigante, dimostrando così la crescita degli statunitensi.
Dopo un’introduzione criptica, l’opener “Offen” si stabilisce su una successione di riff granitici, a cui si lega abbastanza naturalmente la voce straziante, che rispecchia la natura del lavoro. Tipico del genere è l’effetto che ha sull’ascoltatore, che viene travolto da una scarica di rabbia e di dolore non indifferente, e i quattro americani questo aspetto mostrano di conoscerlo molto bene.
Un crescendo di intensità che trova una pausa nella seguente “Beacon /Ox Eye”, con i suoi primi minuti che mantengono un clima atmosferico. L’essenza eterea, però, viene bruscamente interrotta con una scarica di rabbia imponente. Rispetto ai riff più cadenzati della precedente canzone, in questo pezzo ci ritroviamo davanti passaggi rapidi, che esternano aggressività e schiettezza, caratteristiche tipiche dello sludge più implacabile. Nel finale tornano a farsi sentire le ritmiche lente e taglienti, con il basso in primo piano, a dimostrare la multiformità di questo disco.
Anche nella seguente “White Horse/ Tempest” troviamo una partenza più atmosferica, ma le sensazioni che si possono cogliere sono meno idilliache e più angoscianti, e così sarà anche per il prosieguo del pezzo. La composizione si contraddistingue per essere quella che riesce a coinvolgere al meglio l’ascoltatore, il quale si ritrova disperso nell’universo colmo di rabbia e disperazione che si è andato a creare.
“Ratlines”, infine, è l’unico brano a scendere sotto i dieci minuti di durata, e si può definire come un’outro dai toni ambient.
“Meridians”, dopo i due discreti lavori che l’hanno preceduto, è la conferma del valore di una formazione che meriterebbe un posto di tutto rispetto nella scena sludge statunitense. Certo, non stiamo parlando di un disco che andrà a cambiare la storia del genere, però l’attitudine mostrata è quella giusta, e le scelte compiute sono curiose. Questo album contiene offensive di pura collera alternate a momenti più riflessivi, per un ascolto asfissiante, capace di lasciare il segno.