I The Last Band, band svedese, escono in questi giorni con “Hisingen“, nuovo album sotto contratto con Gain/Sony Music. Propongono una mezza via tra hardcore punk, hard ‘n’ heavy e groove metal, li potremmo incastrare come un incontro tra i Comeback Kid, i While She Sleeps e i Rage Against The Machine, per dirne alcuni. In ogni caso, nulla di nuovo (musicalmente) sotto il sole, peccato.
Le prime tre canzoni, inclusa la title track sono le classiche power ballad hardcore metal: sintetizzatori, chitarre enormi, strofa violenta e ritornello disteso, non mancano gli assoli del tipo “sentite quanto sono bravo, ma so essere anche melodico“. Pezzi anche carini ad essere onesti, ma troppo nella norma, tutto puzza di già sentito. “They Say“mi ha piacevolmente colpito con i suoi intermezzi hip-hop/trap seguiti da breakdown spezzacollo. Tutta la canzone è strutturata bene, mi ha tenuto attento per tutta la durata. Seguono poi altri brani in cui il feeling hardcore viene sostituito con ritmiche e riff tendenti al metal classico e incentrati sul fattore “groove” (in particolare “Behind the Flag“). Mi è dispiaciuto sentire che questo minimo cambio stilistico non sia stato approfondito, ma relegato a minima citazione, come fosse un esercizio. Gli ultimi pezzi infine sono una ripetizione dei primi, stessi temi, stesso mood. Alla fine dei quasi quaranta minuti di ascolto, queste canzoni non mi hanno lasciato quasi nulla se non un senso di amarezza.
Quello che mi ha lasciato molto perplesso è che i ragazzi dei The Last Band hanno le capacità tecniche e creative per fare delle canzoni (tipo la sopracitata “They Say“) che possano emergere dalla massa del panorama hardcore/alternative, ma non l’hanno fatto pur potendo. Forse gli è mancato il coraggio, ed è stato un vero peccato.