I The Conformation Change vengono da Verona e sono al primo full length ufficiale in studio dal 2010, anno di formazione dei Nostri. Il genere proposto è un Post-Rock che va molto ad attingere da ciò che in passato hanno proposto (e che tuttora propongono) i veri capisaldi del genere, come Mogwai e God Is An Astronaut, per citarne un paio.
Ad un primo momento, ciò che sicuramente lascia positivamente colpiti è la freschezza dei suoni, perfettamente in unione tra loro. Le chitarre non sono aggressive e la batteria è leggermente più in alto rispetto al resto: francamente, però, in linea di massima c’è tutto ed ogni cosa è al proprio posto. Senza voler troppo fare i filosofi di turno, i sociologi e gli antropologi, oltre all’ensemble dei suoni e del genere (e credetemi, non tutti i gruppi SANNO cosa vogliono suonare…) ci dev’essere un briciolo di songwriting per dare linfa all’album.
Ecco svelato ciò che manca in parte ai The Conformation Change.
Un totale di sei brani, onestamente, non mi fa partire propriamente col piede giusto, considerata poi la prima traccia di poco meno di tre minuti. Quello che più mi lascia perplesso, dopo svariati ascolti, è la calma piatta che avvolge l’intero lavoro. Ma tiratemi fuori, che ne so, una “esplosione nel cielo” (cit.?), un climax alla Godspeed You! Black Emperor: perlomeno tirate fuori un po’ la personalità.
C’è un brano, “The Edge”, che avrebbe la palma d’oro servita sul piatto: purtroppo per tutti noi, anche qui ci si trova davanti ad un mezzo tentativo di venire allo scoperto; tentativo purtroppo andato perso.
Se consideriamo tutti questi fattori, mi sento di concedere una sufficienza ai ragazzi, meritata ma allo stesso tempo traballante. Questa dev’essere la partenza, giammai l’arrivo.