I THE BLACK DAHLIA MURDER sono una di quelle band che difficilmente sbaglia qualcosa: dopo “Nocturnal”, definibile colonna portante di un intero genere e pietra miliare della discografia della band, hanno sempre prodotto album degni di nota.
“Nightbringers“, però, va oltre l’esser un buon disco sfornato da una buona band, si va a prendere di prepotenza un posto vicino a “Nocturnal”, il capolavoro della band americana. I nove brani scorrono velocemente, con un impeto inarrestabile, l’album finisce e lascia la tipica sensazione di un qualcosa di così bello da sembrare corto. Il motivo ricorrente è “More Is More”: i cinque musicisti hanno dato forse più dell’immaginabile nel mettere insieme questo lavoro e la grandissima qualità e attenzione compositiva si traducono in un album che non lascia tregua, ma che allo stesso affascina con melodie incredibilmente accattivanti.
La costanza che caratterizza il songwriting dei TBDM e che li rende riconoscibili alla prima armonia è puntuale come la lama del boia: i numerosi riff in contrappunto sembrano la firma di Brian Eschbach, mentre l’enorme range vocale e il particolare timbro del buon Trevor Strnad rassicurano subito sulla direzione che ancora una volta la band ha preso, con tanto di produzione eccelsa e artwork superbo a corredo. Degne di nolcune parentesi dissonanti che, con classe e padronanza, fanno l’occhiolino a delle band citate più volte dai membri dei TBDM come influenze (Gorguts e Ulsect per esempio).
Abbiamo poi Brandon Ellis. “Datemi una leva e vi solleverò il Mondo”: il giovanissimo chitarrista era la vera incognita della band e, per quanto non raffinato e inusuale come il suo predecessore Ryan Knight, il suo contributo a “Nightbringers” è enorme, i suoi virtuosismi sono come la ciliegina su una torta enorme e squisita. Gusto, timing, tecnica sopraffina e un vibrato semplicemente inarrivabile sono un marchio che il chitarrista ha impresso ben a fuoco nel nuovo ciclo della band.
Gli elementi che elevano “Nightbringers” sono, pertanto, l’enorme impatto dei brani, che entrano subito in testa e ci rimangono, la cura degli arrangiamenti che rende ogni singola sfumatura dell’album qualcosa di veramente unico e, infine, la longevità e costanza con cui i nove brani si susseguono e continuano a spingere fortissimo fino al momento in cui giunge il silenzio.
Tracklist:
1 Widowmaker
2 Of God And Serpent, Of Spectre And Snake
3 Matriarch
4 Nightbringers
5 Jars
6 Kings Of The Nightworld
7 Catacomb Hecatomb
8 As Good As Dead
9 The Lonely Deceased