I Synthetic sono una band inglese recente, nata nel 2014 dalla riunione di Simon (chitarrista) e Sterge B (cantante) a cui si sono aggiunti Thanasis Lightbridge alla batteria, Hallam Smith alla chitarra ritmica, Chris Cassidy al basso e Joe Ricciardi. Debuttano nel mondo della musica metal come gruppo con questo album di 49.40 minuti. Il mixaggio è buono, con tutti gli strumenti bilanciati; interessanti l’inserimento delle tastiere come accompagnamento in stile Edguy ma con molta più varietà di suoni, mentre la voce ha lo spessore simile a quella dei Sabaton, il basso ha un suono piuttosto secco e tondo, percepibile solo in alcuni casi, la batteria sa il fatto suo dando prova di tecnica sviluppata. L’album è abbastanza variegato, con influenze di vari generi tra cui alternative, synphonic, trash e power metal; i virtuosismi non mancano, sia dalle chitarre sia dalle tastiere, e impreziosiscono l’album rendendolo gradevole alla maggior parte delle orecchie, soprattutto verso la fine.
tra le canzoni rilevanti:
- Hollow: quarto pezzo. Uno dei pezzi più cattivi dell’album, melodico quanto il resto dell’album, con strofe divise in brutali e melodiche, mentre il ritornello è semplicemente epico. La voce è sovrastante, ma le chitarre non si son tirate indietro dando riff e assoli orecchiabili e le tastiere danno l’atmosfera giusta per caricare questo pezzo di 5 minuti e mezzo
- Memories: quinta canzone dell’album. Qui più che in altre canzoni si posso sentire tutte le influenze presenti nei Synthetic. Intro tranquillo un po’ epic, poi il caricamento synphonic nel riff, il ritornello orecchiabile dopo il breakdown ma soprattutto l’assolo, una vera perla di virtuosismi.
- Scream In Your Dreams: ultimo pezzo. 7 minuti e mezzo tutti da godere anche se traspare un velo di tristezza; intro lento da colonna sonora notturna tragica. La voce, tra principale e cori, è la vera protagonista di questa canzone, soprattutto sul finale; nulla togliendo a tastiera e chitarre che compiono rispettivamente assoli e accordi semplici ma incisivi. Il caricamento successivo altera i suoni ma non la sostanza. Una conclusione sopra le righe.
In sintesi Here Lies The Truth si potrebbe definire fusion viste le varie influenze a cavallo tra rock e metal, rendendolo un album nonostante tutto leggero, ma non troppo. Una miscela di melodie tra lenti e veloci che danno molteplici sfumature e un’atmosfera calma con un velo di tristezza che culla i timpani.