Sono sicuro che al solo leggere il nome “Sodom” molti di voi trovino una sorta di garanzia, una sicurezza che assicura, ad ogni uscita, del sano thrash metal suonato come si deve. La Germania, si sa, ci propone un movimento thrash di tutto rispetto: Destruction, Kreator, Sodom, Holy Moses, Exumer e l’elenco potrebbe continuare ulteriormente, visto quanto la scena si è espansa nel tempo.
Posso, felicemente, affermare che i Sodom non sono, di nuovo, scesi a compromessi ma anzi pare si siano ulteriormente incattiviti e inferociti, riportando prepotentemente in superficie le influenze black dei loro primi lavori. “Genesis XIX” è un disco compatto e senza particolari cadute, un prodotto in grado di rendere felici tutti i fan del gruppo da chi ha iniziato adesso a scoprirli a chi, negli anni ’80, comprava “Obsessed by Cruelty“, forse ispirato dalla copertina horror che faceva presagire la violenza a cui il malcapitato si sarebbe trovato ad ascoltare.
Dopo una breve intro il disco esplode con la potentissima “Sodom & Gomorrah“, scelta anche come singolo, un brano che già dai primi secondi ci rassicura con un riffone violentissimo, come da tradizione Sodom. Si passa poi per “Euthanasia“, un’altra canzone pesante e “in your face” che riconferma l’ottima forma in cui si trovano i tedeschi. La title-track, invece, è semplicemente fenomenale: un brano che saprà soddisfarvi pienamente grazie ai suoi riff azzeccatissimi ed alle linee vocali che si stampano nel cervello già dal primo ascolto. Tra gli episodi più riusciti troviamo anche la monolitica “Nicht Mehr Mein Land“, “Dehumanized“, che ci propone una violenza sonora pura ed efficace, e “Waldo & Pigmen“, un brano che parte con un’intro lenta per poi esplodere in pure violenza thrash.
Il resto del disco si alterna tra brani più o meno riusciti, con pezzi forse eccessivamente “banalotti” e riempitivi come “Indoctrination“, che rischia di essere dimenticata e saltata, o “The Harpooneer“, che avrebbe sicuramente giovato di qualche minuto in meno, nonostante sia nel complesso un buon brano. I Sodom hanno quindi voluto seguire la strada tracciata precedentemente con “Out of the Front Line Trench”, che rispolverava un sound più vicino agli esordi.
Il neo più grande di questo Genesis XIX è purtroppo la produzione e il mixaggio: è chiaro l’intento di voler rievocare il sound grezzo dei primi album ma a parer mio non è stata una mossa azzeccata, la batteria sovrasta le chitarre, la voce a volte è appena udibile, il basso a volte è presente altre volte non si riesce a distinguere bene, insomma, l’ascolto viene quasi disturbato, specialmente nelle violentissime sfuriate thrash, dall’eccessivo caos che si viene a creare, non permettendo di godere pienamente delle canzoni.
Volendo tirare le somme questo nuovo album direi che fa il suo sporco (fin troppo sporco, forse) lavoro, è un disco che piacerà a chi ha apprezzato i loro primi lavori e che contiene momenti di qualità eccelsa. I Sodom ormai non devono più dimostrare niente a nessuno, la storia l’hanno fatta, i capolavori come lo storico “Agent Orange” li hanno sfornati e quindi non possono far altro che produrre album in grado di mantenere vivo il loro sound caratteristico, così da permettere a tutti noi di passare ore in compagnia della loro musica travolgente e violenta.
36 anni fa, nel 1984, usciva “Sign Of Evil“, un EP che oggi definirei un cult, mentre quest’anno, nel 2020, esce “Genesis XIX”, che mantiene vivo il marchio di fabbrica che caratterizza le loro uscite, certamente oggi hanno una consapevolezza diversa rispetto agli esordi, eppure l’anima che infonde i brani è sempre la stessa. Ci sono stati cambi di formazione, periodi più o meno fortunati per il gruppo, ma Angelripper è dal 1981 che tira le redini di una delle formazioni più importanti della scena thrash mondiale, e non possiamo che essergli grati per ciò che ha fatto e che continua a fare.