I Sodom sono una band che non ha bisogno di troppe presentazioni: la compagine guidata dal carismatico Tom Angelripper, infatti, è un’istituzione della scena thrash europea assieme ai compagni di merende Kreator, Destruction e Tankard. I nostri, come molti altri illustri colleghi, stanno vivendo una seconda giovinezza e Decision Day infatti dimostra come la pensione sia ancora lontana per il terzetto teutonico.
Il disco in questione si ispira ai fatti accaduti durante il D-Day, ovvero il famigerato sbarco in Normandia, evento che cambiò le sorti del secondo conflitto mondiale. Per questo lavoro i nostri si sono affidati a Joe Petagno per l’artwork, già al lavoro con Motörhead, Pink Floyd e Led Zeppelin, che ha voluto rappresentare l’evoluzione dell’uomo dalla preistoria alla situazione attuale riuscendoci senza problemi.
Ascoltando Decision Day ci si rende immediatamente conto di come quest’ultimo sia diverso dal precedente Epitome Of Torture: le differenze più grosse si notano nella voce dell’immortale Angelripper che sfodera una delle prestazioni più malvagie e marce di sempre senza scadere nel banale. Decision Day scorre rapidamente nonostante la lunghezza (55 minuti) ed è un susseguirsi di assalti frontali tra i quali spiccano In Retribution, la titletrack e la già conosciuta Sacred Warpath. L’album non ha cali particolari ma, se si volesse trovare un neo, questo sarebbe Rolling Thunder. La traccia in questione infatti è abbastanza piatta e inserirla come secondo brano non è stata una scelta particolarmente saggia: probabilmente sarebbe stata meglio a metà scaletta, anche perché è relativamente lenta rispetto al resto dei brani. Una cosa positiva dell’album è che molti dei pezzi al suo interno sono immediati e di conseguenza potrebbero rendere molto bene anche dal vivo senza sfigurare di fianco ai grandi classici della band tedesca.
Decision Day ci consegna un gruppo affiatato, in forma e che sa cosa sta facendo. Se non avete mai apprezzato il lavoro di Tom e soci questo disco non vi farà certo cambiare idea poiché segue le coordinate stilistiche che i nostri hanno sempre avuto senza cambiare di una virgola il suono, anzi: quest’album suona addirittura più cupo e pesante delle ultime fatiche in studio della band. I Sodom d’altronde hanno già dimostrato negli anni chi sono e a questo punto della loro carriera si limitano a fare ciò che sanno fare meglio: suonare sano thrash metal senza compromessi.