Déhà è un’artista abbastanza noto per la sua collaborazione con molti progetti degni di nota quali Yhdarl, Clouds e molti altri.
Una carriera molto attiva, quindi, la sua, con una costante a collegare tutti i gruppi dei quali prende parte: la proposta musicale mai scontata e sempre di buon livello, che presenta sempre un’attenta cura nei riguardi della qualità nonostante i numerosi impegni del belga.
Quest’oggi parliamo di “Oceans“, nuova fatica della sua one-man band Slow, dedita al genere che più lo contraddistingue come musicista insieme al Black Metal, ovvero il Doom, in questo caso nella sua variante più lenta e misteriosa, il Funeral Doom, con molte aggiunte più atmosferiche funzionali nel complesso.
I cinque lunghi pezzi, tutti sopra i dieci minuti di durata, mettono in mostra l’originalità, il talento e l’ingegno del mastermind e mostrano l’evoluzione che ha intrapreso il progetto dai suoi albori fino a ora, potendo anche vantare della collaborazione con Lore Boeykens per questa produzione, la quale è la mente dietro i testi e ai concetti trattati.
Come appena detto, sono cinque le composizioni che vanno a riempire i 55 minuti di musica in questione, ma un track by track non sarebbe ideale per descriverli; infatti nel complesso è come se ci si ritrovasse davanti a un’unica canzone.
Prendiamo però in considerazione soltanto i titoli delle tracce: agli estremi sono poste “Aurore” e “Mort“, l’alba e la morte, mentre all’interno “Ténèbres“, “Déluge” e “Néant“, ovvero tenebre, diluvio e nulla.
Parole semplici che descrivono al meglio i pezzi, i quali parlano di argomenti malinconici, ricollegabili ai lati negativi presenti nella vita di qualsiasi essere vivente, confinati dall’alba, ovvero la nascita, e dall’inevitabile morte. Desolazione e solitudine, questi due i sentimenti che trasmette ogni secondo della composizione, la quale punta molto sul fattore sentimentale con i suoi ritmi decadenti.
Déhà, in questo “Oceans”, mostra tutto il suo talento e le capacità compositive, dimostrandosi in grado di rilasciare un disco che va a catturare l’attenzione dell’ascoltatore per tutta la sua durata e mostra un’ottima continuità. Giudizio positivo per questa nuova fatica del progetto Slow, che si riconferma come una delle realtà più interessanti tra tutte quelle dell’artista belga.