Arrivati al quinto full length, non contando demo e split, questi Skinned sembrano veramente essere maturati al 100% sia in base melodica che tecnica.
Ascoltandoli dai loro primi album si può dedurre che di tempo ne è passato, ma loro non lo hanno lasciato scorrere senza tenersi a stretto contatto con la musica e con le loro produzioni. Questo fa di loro una band di gran calibro e sicuramente di enorme impatto. Ciò che mi ha colpito molto in questo album (oltre gli assalti frontali della batteria e dei ritmi serrati) è il pianoforte, che dona completezza e colori (ovviamente scuri) ai brani che vanno a comporre questo “Shadow Syndicate“.
Due cose che mi hanno attaccato sin da subito, al primo brano “Wings Of Virulence“, sono prima di tutto la carica e la potenza, il rievocare nelle cose più positive i Carnifex, nonché, da sottolineare, un passaggio di pianoforte che riprende inequivocabilmente la “Toccata e Fuga” di Bach. Inutile negarlo, scuola e cultura classica c’è e si si sente (ovviamente sulle parti di pianoforte). Nella seconda traccia “As Their Bodies Fall“, si parte subito con la tecnica in primo piano. Apre il basso che precede una batteria serrata, con un tempo quasi da Dream Theater del Death Metal, fino ad aprire un vero e proprio assalto frontale senza fronzoli né vie di fuga. “Mental Deconstruction“ sin da subito ricorda molto i Decapitated nel ritmo e nei blast beat, per poi entrare nel vivo del brano e regalarci gli Skinned al massimo della potenza. Segue “We Are The End“, una vera e propria scarica di mitragliate in pieno stomaco, dove non rimane davvero un attimo di respiro.
“Black Rain“ sembra invece fatta a posta per farci riprendere fiato, molto malinconica (e completamente diversa da tutto il disco), ritmo non veloce che porta i Nostri ad alti livelli sia di idee che di composizione. La title track è il ritorno alle mitragliate, ma inizialmente in veste marziale, per poi ripassare al pieno stile Skinned. Voce dall’oltretomba con cori e ritmica al limite della perfezione, un vero turbine di elettricità e potenza dopo la precedente traccia, quasi come se i nostri volessero dire: “Avete ripreso un attimo di respiro? bene, siamo tornati!”. “Hollowed Heart“ si apre in pieno stile Pantera, fino a ripartire con una voce ultra incazzata contornata sempre da cori che donano al pezzo maggior spessore e ampiezza. “Led To The Trains“ riesce a pieni voti a conquistare l’ascoltatore, con questi cambi di tempo che non stancano mai, bensì risultando sempre carichi di potenza, da lasciare attaccati alla sedia. “Angels Haarp“, penultimo brano dell’album, rievoca di nuovo molto i Carnifex (e come sempre le parti migliori), chitarre come macigni insormontabili e una batteria che non perde un colpo. Chiude “In The Mist Of Dawn“, un brano diretto, forse il più diretto dell’album, senza un riff iniziale che dia vita al brano. Concreto, altamente brutale e che non lascia via di scampo per tutta la sua durata.
Ascoltare gli Skinned così carichi e diretti dà infinita speranza nel campo del Death Metal, differentemente da altre release decisamente al di sotto delle aspettative. Sicuramente questo album lascerà una macchia indelebile sulla pelle e nella testa. Assolutamente consigliato a chi ama il Death senza fronzoli, a chi non ha paura di farsi male con la musica e a chi ne paga volentieri le conseguenze, ovvero ripartire da capo e riascoltarlo tutto.