I Sailing to Nowhere sono una band romana nata nel 2013 e con all’attivo 2 album, uno risalente a due anni fa (“To The Unknown”) e questo. “Lost in Time” un album leggero in tutti i sensi, incentrato sul power metal con una marcata venatura melodica e un pizzico di symphonic e alternative; la batteria mixata meglio e con repertorio allargato rispetto all’album di debutto, il basso che dona qualche perla di virtuosismo per poi sparire sormontato dal resto, mentre le chitarre non danno un granchè a parte qualche assolo molto gradevole. Il pezzo forte, però, sono le tre voci: una maschile e due femminili, tutte pulite. Come accennato prima, è leggero anche come lunghezza: conta nove canzoni di una lunghezza variabile tra i tre minuti e mezzo e i cinque e mezzo per una durata complessiva di 39:57 minuti.
Tra le canzoni rilevanti:
- A New Life: primo pezzo. Come inizio di un album non c’è male. Pezzo grintoso e ritmato senza pesantezza, ritornello epico a cavallo tra symphonic e power, assoli di chitarra e basso in rapida successione su una batteria scatenata. Un brano che riassume il genere del gruppo.
- Start Again: ottavo pezzo. Trattasi del lento dell’album, in cui risaltano principalmente la tastiera e la voce (sia maschile che femminile) che ammorbidiscono l’atmosfera rendendola calma con un velo di tristezza, mentre nel ritornello la chitarra acquista un tratto più rude, con l’assolo che incornicia il tutto.
Rispetto all’album precedente i Sailing to Nowhere hanno fatto un salto di qualità notevole, sia come ampliamento della gamma dei suoni sia per l’articolazione delle canzoni sfornando un prodotto gradevole, equilibrato e agevole da sentire, anche per chi non è metallaro. Un po’ meno per chi si dedica a gruppi come Whitechapel o Cannibal Corpse.