Nel loro uroborico ciclo artistico, gli Ulver danno alla luce il nuovo album “The Assassination Of Julius Caesar”, l’ennesimo volto, atteso quanto inaspettato, di una band incapace di annoiare e annoiarsi.
In seguito ad “ATGCLVLSSCAP”, colonne sonore e il monumentale “Terrestrials”, frutto della collaborazione con i SUNN O))), gli Ulver si lasciano andare in un nuovo azzardo melodico che li porta nel territorio di un Pop colto e decadente, mai scontato o catchy, più prossimo a band come i Depeche Mode che all’anticultura predominante nella scena Pop odierna.
Così come “Bergtatt” creò un divario enorme nel contesto della sua epoca, è caratteristica costante degli Ulver quella di produrre ogni volta un nuovo lavoro che scava un fossato qualitativo rispetto al genere in cui si cimentano e li eleva a vette inarrivabili per i concorrenti.
Musicalmente parlando, “The Assassination Of Julius Caesar” è un album abbastanza complesso che oscilla tra atmosfere fortemente ispirate al Synth Pop/ Dark Wave anni 70/80, fino ad alcune improvvisazioni free Jazz, il tutto molto melodico e delicato, a tratti malinconico ma mai tetro. La voce di Kristoffer Rygg è insolitamente morbida e melodica, ennesima prova eccelsa del mastermind della band norvegese, il quale si scioglie in alcuni tratti estremamente inusuali perfino per la sua varia e intrigata discografia.
Come sempre la produzione è ricercatissima e di altissimo livello: non una sola virgola è fuori posto nello scenario che gli Ulver si propongono di costruire con la loro musica. Il tutto risulta estremamente dinamico, mai plastico o finto, con suoni molto naturali, ariosi e funzionali al pezzo.
In definitiva “The Assassination Of Julius Caesar” era sì atteso come grandissimo disco, ma la virata Pop è arrivata come un temporale primaverile, inaspettata e delicata. L’intero concept sulla condizione umana è difficile da raccontare, va vissuto, magari con il booklet in mano (concreta opera d’arte) per comprendere nel profondo la ragione di ogni piccola scelta e soluzione.
Il come una band Black Metal possa aver cambiato genere cambiando IL genere, approdando a sonorità sempre diverse, costantemente in ricerca, costantemente volti al meglio pur mantenendo la propria identità, anche arrivando al Pop, credo sia riassumibile nella parola genialità. Una genialità che non vediamo l’ora di vedere espressa live nella maestosa cornice del Labirinto Della Masone.
Gli Ulver rappresentano il nuovo Pindaro.