Vi avevo già parlato delle prime impressioni avute dall’ascolto in anteprima delle undici tracce che compongono il nuovo album dei Rammstein. Ora finalmente possiamo andare ad analizzare le tracce in modo più preciso, per una recensione più approfondita. Il nuovo album, ufficialmente senza titolo, arriva dopo dieci anni di assenza di nuovo materiale. Questo lungo silenzio ha di certo alimentato la curiosità di tutti i fan: quando parliamo dei Rammstein, quello che ci viene automaticamente in mente sono canzoni potenti e di forte impatto. Questo album sarà all’altezza delle aspettative create? Andiamo subito a scoprirlo!
Partiamo con la ormai più che conosciuta “Deutschland“, pubblicata come singolo il 28 marzo ed accompagnata da un video quanto mai controverso e criticato, a mio parere spettacolare e ricco di significato (qui potete leggere cosa ne pensiamo del mare di polemiche sollevate a riguardo). E così pure è questa canzone, che rappresenta perfettamente i sentimenti contrastanti di amore/odio che potrebbe provare un qualsiasi tedesco verso la propria terra: l’amore per la propria patria si scontra con la sua storia segnata da eventi indubbiamente negativi, come intuiamo dal coro del ritornello “Deutschland! / Meine Liebe / kann ich dir nicht geben” (Germania! / Il mio amore / [è cosa che] non posso darti). Questo pezzo apre l’album puntando subito molto in alto: fin da subito si propone come una canzone piena d’energia, ed al grido Deutschland! del ritornello non si può far altro che essere completamente risucchiati dalla potenza della canzone.
Devo ammettere di non essere stata sin dall’inizio una grande fan del secondo brano “Radio” (qui il video), ma riascoltandolo qualche volta devo ammettere che non mi dispiace poi così tanto. Melodia e strofa riescono a caricare la canzone, carica che però viene persa nel ritornello a mio avviso un po’ fiacco. Resta comunque una canzone piacevole da ascoltare.
“Zeig Dich” si apre con un coro latino davvero d’effetto. Sia nella strofa ma soprattutto nel ritornello troviamo la vecchia cattiveria a cui la band ci ha abituato sin dai suoi primi lavori. Verso la fine della canzone ritroviamo il coro non più da solo come nell’intro, ma unito alla melodia della canzone, per un finale davvero col botto.
Nel mio commento all’anteprima avevo già comparato il brano successivo, “Ausländer“, a “Pussy” (LIFAD), per il suo essere un brano tutt’altro che serioso ed impegnato. L’intro ci fa pensare ad una di quelle canzoni da discoteca super tamarrissime (state pensando a Gigi D’Agostino vero? Beccati!), ed è proprio questo il carattere della canzone. Davvero divertente non solo nel ritmo ma anche nel testo che unisce inglese, tedesco, italiano, francese e anche russo, come “Ciao ragazza, take a chance on me. […] Come on baby, c’ést la vìe“.
Di certo i Rammstein non ci hanno mai dato l’impressione di essere una band che si faccia remore nel parlare di sesso nelle proprie canzoni. Bene, la quinta canzone di questo album potrebbe essere scelta come bandiera di questo loro modo di affrontare l’argomento senza censura o problemi di alcun genere: “Sex“, col suo “Wir leben… Sex!”, è un brano dai connotati musicali parecchio old school, che credo sarebbe molto interessante vedere suonata live, sia per il tiro che la canzone ci trasmette, sia perché sarei davvero curiosa di vedere quali oggetti di scena le verrebbero abbinati.
“Puppe” si apre con un’intro tranquilla che mi ricorda quasi “Feuer Und Wasser” (“Rosenrot”). Il ritornello è davvero molto particolare: la voce di Till Lindemann è esasperata e graffiante, accompagnata da una melodia di violino simulato dalla tastiera che ci fa quasi immaginare la canzone come uno sfogo di rabbia concentrata nella cattiveria con cui la voce scandisce le parole. Una canzone peculiare di cui sono ansiosa di leggere il testo per poter magari trovare qualche riscontro con la musica abbinata e le impressioni che mi ha dato.
“Was Ich Liebe” mi fa tornare in mente fin da subito un’altra canzone dell’album “Rosenrot”, e cioè “Stirb Nicht Von Mir“. Il ritornello cresce di intensità ma rimane comunque melodico e abbastanza tranquillo. Un pezzo molto piacevole da ascoltare.
Arriviamo qui alla canzone più breve dell’album, ma non per questo meno di valore. “Diamant” ha un’atmosfera cupa, quasi triste, con una voce carica di emozioni accompagnata da una melodia che la sottolinea ancora di più. Davvero un peccato la brevità di questo pezzo, a cui avrei personalmente aggiunto un crescendo finale come potrebbe essere quello di “Ohne Dich” (“Reise Reise””) per sfruttarne al meglio le potenzialità.
Un sintetizzatore apre ed accompagna “Weit Weg“, anche questo un brano abbastanza tranquillo e piacevole all’ascolto, con una melodia quasi insolita per la band di cui parliamo, che mi ricorda quasi qualche pezzo dei Ghost.
Sin dalle prime note di “Tattoo” ecco che finalmente riscopriamo i ritmi serrati e quasi marziali di alcune delle canzoni che più preferisco dei Rammstein (come ad esempio “Du Riechst So Gut“), qui ancora più spinte soprattutto nel ritornello e nella parte che subito lo precede. Questo brano si piazza indubbiamente nella mia top 3 di questo album insieme alle già citate “Deutschland” e “Ausländer“.
Riguardo ad “Hallomann“, che inizialmente non avevo apprezzato molto, devo invece ricredermi: la melodia del ritornello è davvero accattivante e nonostante non sia il brano più scatenato dell’album, è un’ottima chiusura.
Che dire insomma di questo lavoro? Personalmente lo trovo un album davvero ben fatto, che riesce a mescolare canzoni più pesanti e vecchio stile ad altre più melodiche ed intense. Un giudizio che si distacca abbastanza da quanto mi aveva suscitato, a caldo, l’ascolto in anteprima: la prima impressione è quella che conta? Assolutamente no! Di primo acchito mi era sembrato un album quasi piatto e fiacco, ma avendo avuto l’occasione di ascoltarlo con calma e tranquillità mi sono trovata ad apprezzarlo davvero molto. Un ottimo modo di ripagare i nostri dieci anni di fremente attesa.