Poche band metal possono vantare una carriera così ampia, multiforme e variegata come quella dei Rage.
Nonostante i numerosi cambi di formazione, dal 1983 la band tedesca (inizialmente con il nome di Avenger) ha sempre proposto album di ottima qualità, senza mai far aspettare troppo tempo ai propri fan tra un disco e l’altro, dimostrandosi una vera e propria certezza nonché icona dell’heavy metal.
Dopo la pubblicazione di “Seasons Of The Black” nel 2017, il leader Peter Wagner decise di fondare (o forse è meglio dire ri-fondare) la sua originaria formazione dei Rage dandole un’identità diversa con il nome di Refuge, con cui rilasciò l’album “Solitary Men”. Appena un anno dopo arrivò l’annuncio della lavorazione di un nuovo disco della band principale, facendoci rendere conto che la produttività e creatività del bassista sembra essere senza limiti.
Che questa quantità non riesca a rispettare la qualità?
Scopriamolo subito con “Wings Of Rage”, ventitreesima fatica del trio di Herne.
Il disco apre le danze con “True”, in cui notiamo subito la diversità di stili racchiusi in un unico brano e di come il marchio Rage renda il tutto perfettamente coeso; traslando da ritmiche thrash metal ai ritornelli decisamente più power/heavy, accompagnati dall’assolo molto ispirato del chitarrista Marcos Rodriguez.
“Let Them Rest In Peace” non perde tempo a martellare sui nostri timpani con riff taglienti, cori catchy e groove sinistri di un Peter Wagner rabbioso al punto giusto, curando comunque ogni singola melodia del brano.
La grinta del trio ha ormai contagiato il nostro sangue metallaro che, quasi come una sostanza stupefacente, ci fa sentire il bisogno di ricevere altre dosi di quelle che sono composizioni aggressive quanto divertenti. La soddisfazione a questo desiderio arriva subito, prima con “Chasing The Twilight Zone” e successivamente con “Tomorrow”, quest’ultimo ricco di arrangiamenti power metal densamente atmosferici presenti anche nella title-track “Wings Of Rage”.
La progressiva “A Nameless Grave” è caratterizzata da intense orchestrazioni classiche mutando l’atmosfera che circonda l’ascoltatore in maniera del tutto piacevole; atmosfera nuovamente trasformata da “Don’t Let Me Down” e dall’intensa ballad “Shine A Light”.
Alla decima traccia del full-length che, sino ad ora ha saputo intrattenerci a dovere, troviamo una rivisitazione tanto bella quanto inaspettata di uno degli inni più conosciuti della band, “Higher Than The Sky”, presentato sotto forma di acronimo informatico “HTTS 2.0”; più compatto, furioso e fendente dell’originale.
Giungiamo alla fine del disco con “Blame It On The Truth” e la potente “For Those Who Wish To Die” con i fill di batteria, curati da Vassilios Maniatopoulos, decisamente azzeccati per il finale di un album che è riuscito a trasmetterci energia dal primo all’ultimo minuto.
Dopo aver attraversato numerosi cambi ed evoluzioni stilistiche, i Rage sono riusciti ad integrare una vasta gamma di sfumature del loro concetto musicale, sintetizzando l’esperienza di quasi quarant’anni di storia della band in dodici canzoni, iniziandone al tempo stesso un nuovo capitolo.
Grazie alla diversità di “Wings Of Rage”, Wagner, Rodriguez e Maniatopoulos possono essere certi al cento per cento che ogni fan possa trovare soddisfazione per il proprio gusto personale.
Un tour mondiale in promozione dell’album oggetto della recensione è attualmente programmato, le date di febbraio per la tappa europea sono già state confermate; una di queste toccherà proprio il Bel Paese con un appuntamento al Legend Club di Milano, il 14 febbraio 2020. Pronti a rivedere la band nella forma più dinamica e compatta che mai?