Devoid of Illusions (il loro lavoro precedente) è stato un disco intenso, pregno di emozioni, di una raffinatezza esemplare, frutto del lavoro di una band giovane ma capace, mescolato all’esperienza e alle grandissime doti di Greg Chandler (Esoteric) che li ha guidati nel processo di concretizzare le loro idee. Head First Into Shadows è un lavoro totalmente nuovo, della stessa pasta del predecessore ma di un sapore leggermente diverso.
Questo nuovo capitolo della storia della band Bresciana è infatti più personale, più ponderato, costruito in maniera intima nel corso degli ultimi anni, e fortunatamente le grandi idee e la qualità sono rimaste invariate nonostante il cambio di Frontman.
Nel doom metal rimanere originali e personali è difficile quasi quanto scrivere un capolavoro, e gli (EchO) hanno fatto un deciso passo verso questa direzione, perdendo un po’ di patina data dalla grandissima produzione, in favore di un po’ di genuinità e confidenza. Head First Into Shadows è un disco molto vario pur essendo ben saldo nel suo genere, riesce ad unire le sonorità classiche del Doom a suoni e soluzioni leggermente più Prog e Settantiane, che di sicuro aggiungono valore al disco, raccordando il tutto con leggerissimi riferimenti al Goth anni 80 e addirittura al blues/folk che fa capolino qui e li nelle sezioni più rilassate di questo lavoro.
Il lato splendido di questo album è la facilità con cui si entra nel mood dei pezzi, la facilità con cui la storia che raccontano ti entra dentro, coinvolgendo in questo mix di sensazioni fra solennità, tristezza, malinconia e nostalgia. I punti forti secondo me sono proprio la capacità di far immedesimare l’ascoltatore negli stati d’animo che tratta la musica degli (EchO) e l’equilibrio fra elementi musicali.
Il disco infatti coinvolge senza mai stancare, è longevo e ben strutturato, impreziosito da due guest vocali, rispettivamente Daniel Droste degli AHAB e Jani Ala-Hukkala dei CALLISTO che vanno ad aggiungere quel tocco di magia che rende Head First Into Shadows ancora più interessante.
Il lavoro è caratterizzato da una produzione molto sincera e senza fronzoli (come per il primo lavoro, il master di questo disco è stato realizzato da Greg Chandler), che non distoglie l’attenzione dalla musica di per se e che si sposa con il concetto di semplicità coerente con l’artwork.
Qualitativamente parlando questi ragazzi hanno alzato ancora l’asticella, dando ulteriore prova che la scena Doom/Sludge italiana è bella viva e ruspante, a discapito delle dicerie che danno il nostro paese come arretrato, morto e poco credibile in ambito metal.
Se siete fans di Funeral, AHAB, Amorphis, Esoteric, Swallow the Sun, Paradise Lost, Callisto, Ghost Brigade e Sisters of Mercy, questo disco fa per voi.