Dopo il travolgente show durante il Metaldays 2016, mi aspettavo grandi cose da questi giovanissimi ragazzi svizzeri i quali, puntualissimi, hanno sfornato un disco che suona forte come un calcio in bocca.
La formazione elvetica ha messo in cantiere un disco Thrash moderno, attuale e violentissimo senza sbagliare nulla, tranne forse l’artwork e l’impostazione della voce, due parametri che però vanno a totale gusto soggettivo e non ci fanno distogliere il focus dalla cosa davvero importante: i nostri giovani eroi si sono veramente spremuti.
Tecnicamente, nel 2017 il Thrash non ha granché di nuovo da dire, e onestamente sarebbe assurdo cercare innovazione in un genere che fa della nostalgia un vanto, quindi la reale differenza è data dall’attitudine e dalla capacità di mettere a frutto le idee consolidate negli ultimi decenni.
I Comaniac hanno assimilato tutto il meglio di band come Exodus, Forbidden e Coroner strizzando l’occhio alla nuova ondata di Thrash molto tecnico e virtuoso come ad esempio Havok e Warbringer. Unendo i due caratteri e mescolando le due facce dello stesso genere, i Nostri riescono bene nell’intento, andando a intavolare un disco con ben pochi fronzoli e tantissima ferocia.
Songwriting solidissimo, esecuzione perfetta, produzione estremamente moderna e attuale, una maturità incredibile per una band così giovane e dalla relativa poca esperienza. Tutto ciò rappresenta un segnale che fa ben sperare per il futuro: le idee dei Comaniac sembrano infatti molto chiare e si stagliano come un faro di speranza sulla scena Metal odierna.
Fin qui sembra tutto troppo bello, quindi arriva l’inesorabile ramanzina: l’artwork, per quanto curato, è forse troppo “Old School” per il genere proposto e una veste grafica più studiata avrebbe ben accompagnato un disco di tale sostanza. In secondo luogo metto la voce, vero spartiacque che può dividere gli ascoltatori: questo cantato graffiante, urlato e molto arrogante non è certamente casuale, ma frutto di una scelta stilistica che tuttavia potrebbe stancare o semplicemente non piacere nel lungo termine. Una scelta opinabile, ma pure coraggiosa e assolutamente ben pensata, quindi più che una critica questa vuole essere una specificazione, dato che a me, personalmente, come soluzione non è dispiaciuta.
A conti fatti “Instruction For Destruction” è un disco che consiglierei e che sicuramente avrà una grandissima resa in sede live, quindi non mancate di cercare la data più prossima dei Comaniac e di fiondarvici alla velocità della luce!