Verso la fine del 1997, i Primal Fear vengono fondati da Ralf Scheepers (qui la nostra intervista al cantante) e Mat Sinner, entrambi già noti al mondo metal rispettivamente come ex cantante dei Gamma Ray e bassista/cantante dell’omonima band Sinner.
Se da un lato la nascita di questo gruppo fu la conseguenza di un rifiuto da parte dei Judas Priest nei confronti di Ralf come sostituto a Rob Halford (non venne preso a causa del suo accento tedesco), dall’altra permise ai due tedeschi di avviare un personale percorso secondo le loro principali influenze power/heavy.
Con “Metal Commando“, i Fear tornano sotto etichetta Nuclear Blast per registrare il tredicesimo studio album con un piccolo cambio di formazione alla batteria: fuori (purtroppo) il nostrano Francesco Jovino e dentro Michael Ehrè (attuale batterista Gamma Ray e The Unity).
Come potevamo aspettarci non ci sono grosse innovazioni al sound generale, ma sicuramente con la opener (nonché primo singolo pubblicato) “I Am Alive” veniamo travolti da un ritornello azzeccato che potrà trovare spazio tra le scalette teutoniche della band nei prossimi show.
Meno convincente è “Along Came The Devil”, riff banali e senza particolare forza impediscono di trasmettere quell’energia graffiante che una band power non deve permettere di farsi mancare. Come speravamo però, nella successiva “Halo” i ritmi sono chiaramente più elettrizzanti, veloci e fulminei. “Here Me Calling” suona bene, un tentativo ben riuscito dai Nostri nel comporre un pezzo heavy meno classico del solito, con melodie e assoli più freschi, modernizzando l’atmosfera musicale che si va a creare durante il nostro primo ascolto.
Purtroppo “The Lost & Forgotten” è a tutti gli effetti una skip-track, troppo simile (quasi in maniera disturbante) ad uno dei pezzi più iconici della band ovvero “The End Is Near” del 2016, soprattutto nella parte strumentale del brano.
Parte carichissima “My Name Is Fear” e prosegue altrettanto bene, anche se forse manca l’esplosività che ci si aspetta di sentire in più punti salienti, senza però togliere nulla agli assoli corposi e riusciti dei chitarristi che fanno della propria esperienza la loro arma più efficace.
La tipica aggressività di Ralf Scheepers viene messa da parte durante l’ottima ballad “I Will Be Gone”. Semplice e melodica al punto giusto, ratifica una di quelle sorprese che alzano il livello di gradevolezza dell’intero disco e che da una band come i Primal Fear dev’essere all’ordine del giorno.
Gli elementi industrial incendiano l’accattivante “Raise Your Fists” dando un tocco di varietà e carica in più. Il buon lavoro dietro le pelli di Ehrè alzano l’asticella in “Howl Of The Banshee” anche se di per sé il pezzo non fa saltare sulla sedia, mentre in “Afterlife” troviamo forse il miglior assolo dell’intero album e il tiro generale viene tenuto alto con ponderatezza dalla band tedesca.
Il disco si conclude con l’undicesima traccia, “Infinity”, di ben 13 minuti. Una durata rischiosa, che in ambito power può mettere a dura prova anche l’ascoltatore più incallito del genere. Risulta però essere una proposta molto interessante e ben costruita, altalenando parti melodiche e malinconiche con picchi di pura adrenalina impetuosa. Esperimento riuscito per un finale di ottima personalità.
Come ci potevamo aspettare i Primal Fear non compiono grossi cambi di rotta, il loro heavy/power viene riproposto senza alcuna difficoltà funzionando bene per quasi tutta la durata del disco.
La band di Scheepers e soci portano quindi sugli scaffali non il miglior lavoro della loro carriera, ma indubbiamente un prodotto ricco di gioiellini in grado di arricchire il già vasto e rispettabilissimo carnet di puro power metal made in Germany.
Non ci resta dunque che aspettare la fine di questa maledetta pandemia, collaborando tutti quanti assieme, per poter tornare a gustarci questa validissima band in live con l’aggiunta di qualche chicca proveniente da “Metal Commando”!