Entriamo nelle tracce del primo EP della Band P.O.E. acronimo di Philopsophy Of Evil che con il loro esordio dal titolo The Tell-Tale Heart vogliono dir la loro.
La band si presenta così: – Il progetto affonda le sue radici nel freddo Inverno del 2012 dove le folli idee celate nella degenerata mente di Jack cominciano a svilupparsi. Da li a poco queste idee divennero pezzi sperimentali, nei quali sonorità prettamente Metal si sposano con testi tratti dai racconti di E.A. Poe; mentore e musa ispiratrice del giovane compositore già da molto tempo. La voglia di diffondere questi concetti è sempre più grande, ma la strada per il raggiungimento di questo obbiettivo è altrettanto tortuosa. Dopo due anni e mezzo di disperata ricerca la formazione è finalmente al completo con l’arrivo di Coi alla batteria, Lollo alla chitarra, Fabio alle tastiere e Marco al basso. Eccoci, 2015..Il pentagono è chiuso e da qui si apre un nuovo capitolo, che vede come fulcro la diffusione di una filosofia del male, preparatevi.. state per assaporare la nostra follia! –
Per quanto ci concerne il presupposto è buono, almeno sulla carta, ancorché vi siano delle precisazioni da fare. Prima di tutto la loro proposta sarebbe alternative metal – avant garde metal, ma c’è un poderoso MA da tenere in considerazione. Dal nostro punto di vista di avant garde non vi è nulla nelle quattro tracce di questo EP e di alternative c’è poco. Di certo ottimi componimenti di heavy classico con rimandi al power ed al prog, ma ripetiamo di alternative metal poco e avant garde proprio nulla.
CERTO di questo periodo basta avere una maschera oppure un facepainting differente da quelli ‘classici’ da black metallers per definirsi, o più facilmente esser definiti, alternative o avant garde, ma per quello che ci compete è la sostanza che conta. Che sia chiaro non ci interessa demolire la band, anche perché potrebbe essere che siano stati consigliati di definirsi tali da promoters più o meno seri, ma per fare onore al loro operato va segnato ogni pro ed ogni contro. Le loro composizioni sono compatte, ben orchestrate e cetramente arrangiate e riarrangiate in modo fine e oculato. strutture che pur restando in ambito di heavy classico con accenni power e prog, ripetiamo, non mancano di stupire con alcuni accorgimenti di tastiere e qualche loop tratto da vecchi film; ottima la voce che pur restando su registri alti riesce a far apprezzare anche quelle che sono le connotazioni del medio registro del cantante. Batteria interessante e ottimo tappeto ritmico per le strutture compositive, sarebbe stato preferibile un pochino più di dinamica dei tamburi ed equilibrio per quelle dei piatti, troppo ammortizzati i primi e troppo liberi i secondi a nostro ascolto; più che dignitoso il lavoro del basso, che pur rimanendo meno in vista non fa perdere le sue tracce nel bosco sonoro dei brani. Chitarre ben calibrate, ne invasive e neppure nascoste. La produzione è buona per essere un EP autoprodotto, di certo per il futuro sarebbe meglio optare per uno studio di mixing e mastering professionale che permetta di percepire meglio le sfumature degli strumenti.
Di certo La title track – The tell-tale heart – e –The hanging – possono darvi il senso delle nostre parole, ovviamente anche le altre due tracce, rispettivamente – Misantrophy – e – Too empty tree -, hanno un buon tiro e dimostrano le abilità della band ma di certo le prime menzionate hanno una marcia in più.
Concludendo questa recensione, i P.O.E. hanno fatto un primo passo in un mondo più ampio, ne hanno da fare molti e di certo hanno da definire meglio alcune cose in fase post produttiva se vogliono spiccare in un ambiente come quello underground e se vogliono fare il salto di qualità ed entrare nel mercato più grosso, ovviamente devono definire anche alcune cose di genere, perché come accennato sopra se una ‘rondine non fa primavera’ non è una maschera che fa alternative metal.
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