Si sente spesso parlare di come l’Islanda, pur essendo uno degli stati meno abitati d’Europa, detenga una scena black metal di tutto rispetto, sviluppatasi principalmente negli ultimi anni, che al momento può vantare numerosi nomi di spicco. Arrivano proprio dalla capitale Reykjavík i Nyrst, formazione che pur non potendo vantare una line-up con membri particolarmente esperti, mette subito in chiaro la fedeltà allo stile tipico della propria madre patria e la volontà di affermare nuovamente la qualità di questa scena con il loro disco di debutto, dal titolo “Orsök“.
Caratteristica fondamentale anche in molte altre realtà, ma nel black metal islandese in modo ancora più marcato, è il carattere evocativo della musica. Per tutta la durata l’ascolto ci trasporta in scenari tipici della nazione, ricoperti da neve e ghiaccio, tanto gelidi quanto eleganti, come si può percepire già dall’opener “Æðri verur”. Il brano apre le danze mostrando quelle che saranno le scelte stilistiche del lavoro, che non si adagia eccessivamente sugli allori delle formazioni connazionali prendendo a piene mani da loro, ma cerca di offrire qualcosa di più personale. A spiccare nell’opener sono i toni più epici che si percepiscono in secondo piano, mai troppo marcati ma nemmeno futili. La presentazione di una caratteristica fondamentale nel complesso.
La successiva title-track, insieme a “Nástirni“, va a concludere la prima metà del disco, senza cambiare le carte in tavola, e con il merito di mantenere alta l’intensità nonostante le strade intraprese molto simili. Ma ancor più piacevoli sono le due tracce conclusive, “Hvísl hinna holdlausu” e “Turnar í fjarska”. Difatti, dopo l’intermezzo “Athöfn” si potrebbe pensare che i due pezzi lasciati nel finale del lavoro si limitino a fare l’essenziale per non vanificare le precedenti buone impressioni, mentre si dimostrano comunque molto validi. Nella seconda metà, inoltre, si può percepire una leggera metamorfosi della proposta, con una maggiore aggressività che dipinge atmosfere più opprimenti, non lasciando comunque in disparte la controparte melodica.
Manca ancora qualcosa ai Nyrst per esprimersi al meglio, però il potenziale è tangibile, e fa ben sperare per il loro futuro. Le origini islandesi nel loro caso sono un’arma a doppio taglio, perché è vero che questo disco mantiene alto il livello della scena locale, reggendo il paragone con altri lavori composti da realtà connazionali, ma allo stesso tempo, queste altre realtà potrebbero oscurare la loro crescita. Naturalmente, visti i buoni presagi che si possono percepire da questo album, l’augurio è che i Nostri possano affermarsi senza problemi di questo tipo, ma ora devono dimostrare di potercela fare.