I Node sono una band italiana nata nel 1994 nel milanese, subito in stampa con un demo nello stesso anno. In seguito, sei album full lenght e tre EP, compreso questo “Propheta” uscito lo scorso novembre, grazie ai quali i Nostri sono riusciti a farsi un nome in tour nazionali e internazionali. Per quanto riguarda il genere, non c’è molto da dire se non che si tratta di thrash metal alla vecchia maniera, concitato e pestato, generando un muro di suono non indifferente, con pochi fronzoli o parti melodiche che risaltano sulla base di batteria, basso e chitarra ritmica costante e tecnica, con un groove molto sostanzioso. Chiude il quadro la voce growl, a tratti gracchiante, che si incastra molto bene con il resto. In alcuni tratti non convincono molto, come fossero sottotono, ma ciò non compromette l’intero album. Questo EP è stato registrato durante i concerti in Italia, si distingue infatti la voce del chitarrista (attualmente bassista) Gary D’Eramo che incita il pubblico a inizio e fine canzone e in sottofondo quest’ultimo che risponde entusiasta anche con qualche bestemmia. Tutte le canzoni sono tratte dal doppio album “Cowards Empire” del 2016 tranne “Jerry Mander” (da “Sweatshops”) e l’unico pezzo in italiano, “La Tua Vita che Sfugge“. Questo lavoro consiste in poco più di mezz’ora di sprangate costanti, divisa in sette pezzi di una durata variabile dai tre ai sei minuti abbondanti.
Tra le canzoni rilevanti:
- “La Tua Vita che Sfugge“: prima canzone. La registrazione e i suoni hanno un timbro diverso, e il fatto che non ci sia nemmeno il pubblico in sottofondo come negli altri brani fa pensare che sia stata registrata e mixata a parte, per un risultato finale non male.
- “Watcher of a Failed Generation“: quarto pezzo dell’album. Se si dovesse riassumere la band in un solo pezzo, sarebbe un’impresa poco fattibile, ma questa canzone si avvicina a dare un quadro generale, perlomeno parlando delle ultime opere pubblicate. Voce che non sfigurerebbe nei generi che vanno dal death al grindcore, parti tecniche con virtuosismi di basso e chitarre, e una componente melodica gradevole che completa il tutto.
Rispetto agli album precedenti le parti tecniche sono leggermente ridotte ma sono più curate dal punto di vista melodico, mentre l’andazzo pesante e grezzo è rimasta una garanzia dei Node. Un EP dopotutto valido, ideale da tenere in macchina, ma si sente che qualcosa non va nonostante l’esecuzione dal vivo non abbia rovinato in alcun modo i pezzi registrati. Risentendo però i vecchi album pubblicati a fine anni ’90 e inizio anni 2000 si ha una conferma dell’evoluzione della band, che è passata da un thrash/death metal tecnico e melodico, con parti simil-progressive, al thrash metal attuale con una componente death più cruda e meno tecnica ma altrettanto efficace, a dare batoste più nette ai timpani. Inoltre, dal vivo la band sa il fatto suo per mantenere agitato il pubblico.