I NIGHTLAND sono un gruppo italiano formatosi a Pesaro nel 2007, formato da Ludovico Cioffi (voce e chitarra), Filippo Scrima (chitarra), Brendan Paolini (basso) e Filippo Cicoria (batteria).
Inizialmente si ispirano alle band europee viking/folk metal, realizzando il loro primo EP “Knights Of The Dark Empire” (2011) e successivamente il secondo “In Solemn Rise” (2012). Con il tempo vengono però influenzati da elementi sinfonici e death metal combinando voci scream e growl con cori epici.
“Obsession” (2015) rappresenta questo nuovo inizio per la band, abbandonando gli elementi folk/power per sostituirli con elementi death, riff aggressivi, orchestrazioni sinfoniche. Il 6 gennai sono tornati con una re-release in una versione digipack contenente 2 bonus-track (l’adattamento orchestrale di “Icarus” e “A.R.E.S.”).
Durante l’intero mese di gennaio hanno condiviso il palco con gli olandesi Carach Angren, in supporto del primo tour da headliner dei Fleshgod Apocalypse.
L’album si apre con l’intro “Benediction to Madness”: dei respiri affannosi vengono accompagnati da suoni metallici, seguiti poi da percussioni, pianoforte, strumenti a fiato e un’orchestra di violini. L’insieme di questi elementi provoca fin dal primo ascolto una sensazione di ansia e inquietudine.
La bellissima “Dreamless Life” squarcia l’atmosfera con riff pesanti e pedali indistinguibili di una batteria. Fin da subito viene centrato il concept dell’album, stendendo un velo oscuro e drammatico.
Una triste melodia al pianoforte e prende spazio “A.R.E.S.”, brano ispirato al dio della mitologia greca. Ares è infatti il dio degli aspetti più violenti della guerra e della lotta intesa come sete di sangue.
Segue “Icarus” che, rimanendo su tematiche mitologiche, affronta la storia di Icaro: imprigionato con il padre Dedalo all’interno del labirinto del Minotauro per volere del re Minosse, si costruirono delle ali con delle penne e della cera per volare via. Ma Icaro si avvicinò troppo al sole, la cera si sciolse e lui cadde in mare morendo.
Un ritmo power e malinconico viene accompagnato da un’orchestra epica e pressante. Si tratta di “Alpha Et Omega” (qui), la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, che rappresentano “il principio e la fine”.
“Cradle of Sufferance” ci riporta alla realtà con riff di chitarre, sinfonie, accordi di basso e da growl soffiati alternati a cori maestosi. Si viene, appunto, “cullati”.
Si passa poi alla title-track “Obsession” che irrompe prepotentemente, seguita da “Quod Vita Celat, Mors Revelat” con l’introduzione di cori in latino.
Tempo di un battito di ciglia e comincia “Last Dance of A Treacherous Mind”, brano che raccoglie in sé l’intero concept di “Obsession” come un filo conduttore.
Le due bonus-track, consistenti nelle versioni orchestrali di “Icarus” e “A.R.E.S.”, segnano la fine dell’opera e ci fanno sperare in una futura performance live della band accompagnata da un’orchestra sinfonica in carne ed ossa.
In conclusione, l’album risulta oscuro e drammatico come ci si aspetterebbe dal titolo. “Obsession” è infatti la storia dell’instabilità della mente umana derivata da paure, ossessioni e paranoie.
Imperdibile per gli amanti del genere e in particolare per i fan di Fleshgod Apocalypse, Carach Angren, Wintersun e Dimmu Borgir.